SCRIVERE BENE PER COMUNICARE BENE

Comunicare bene è importante per i professionisti che si occupano di ISO 9001. Lo è ancora di più quando si scrive

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"Dunque, le scuole hanno un compito molto difficile, bisognerebbe che tutti fuori della scuola ne fossimo consapevoli, come ne sono consapevoli gli insegnanti. Bisognerebbe lavorare anche proprio sul fronte della consapevolezza esterna, essenziale per ottenere che anche l’Italia si adeguasse, ad esempio, all’investimento pubblico che, per la scuola e per l’istruzione, fanno gli altri Paesi europei e che noi non riusciamo a fare. I problemi sono molti e centrale è il problema dell’inclusione di tutti i ragazzi, non uno di meno, come diceva il titolo di un bel film cinese su questo tema"
(Tullio De Mauro - Linguista)

Scrivere bene è importante, soprattutto per chi deve comunicare al meglio la ISO 9001 all'interno della propria organizzazione. Basti pensare alle procedure, alle politiche aziendali, alle istruzioni di lavoro, ai verbali di audit e alle diverse comunicazioni che chi si occupa di qualità veicola in forma scritta a colleghi, clienti, responsabili, proprietari di processo, ecc.
La parola, sia che venga pronunciata a voce che in forma scritta, veicola il nostro pensiero, racconta agli altri qualcosa di ciò che sappiamo, di ciò che pensiamo e di ciò che siamo. In base a come comunichiamo, possiamo essere compresi o fraintesi e possiamo provare il fastidio di non riuscire a convogliare con chiarezza il nostro pensiero. Parlare e scrivere correttamente non sono qualità accessorie e questo è ancora più vero se si svolge la funzione di professionista della qualità.

Prestare attenzione a come parliamo e scriviamo è anche un segno di riguardo per chi ci sta attorno perché ogni deroga a questa norma comporta, inevitabilmente, un maggiore impegno nella decodifica del messaggio. Viviamo immersi in un fluire linguistico che cambia di continuo per restare in sintonia con la realtà che lo circonda ma noi smettiamo di studiarlo una volta terminata la scuola. Il cervello, però, andrebbe tenuto in esercizio, anche per quanto riguarda le competenze linguistiche ed è per questo che, per scrivere bene, è fondamentale leggere tanto e usufruire di contenuti culturali.

Questa è un’epoca che va di corsa e che spesso ci porta a scrivere di getto, senza riflettere, furiosamente e di continuo. La conseguenza è che siamo immersi nelle comunicazioni scritte male, poco chiare, piene di punti da verificare. Un altro problema è che scriviamo cose che sarebbe meglio dire a voce, magari solamente per proteggerci in futuro da un clima aziendale che punta più a punire che a far crescere le persone. Per un motivo o per l'altro, comunque, produciamo un sacco di testi e la maggioranza di questi testi è scritta male perché non abbiamo il tempo di badare troppo alla forma. Eppure bisognerebbe fare sempre attenzione a due requisiti fondamentali che caratterizzano un testo ben scritto: la correttezza e la piacevolezza. Se sulla correttezza c'è poco da dire, si potrebbero passare intere ore a discutere della piacevolezza e della forma che andrebbe adattata ai diversi ambiti a cui si applica la scrittura: lo studio, il lavoro, i discorsi più o meno ufficiali, i rapporti istituzionali, i social network, ecc. Si tratta di regole spesso implicite, che di solito non si insegnano a scuola ma che vanno seguite rigorosamente proprio come si fa con l'abbigliamento: nessuno si sognerebbe mai, infatti, di recarsi a un matrimonio in tuta da lavoro o in un rifugio di alta montagna con lo smoking. Ecco, la stessa cosa vale per il registro di scrittura che non può essere lo stesso in un "tweet" e in un discorso ufficiale.

Ogni giorno di più e in ambiti estremamente diversi veniamo giudicati anche in base a come scriviamo e agli errori che commettiamo. Il modo in cui ci esprimiamo, infatti, può far nascere in chi ci legge dei pregiudizi. Per colpa di una cattiva comunicazione, oltre ad avere problemi all'interno della nostra organizzazione potremmo perdere una bella occasione per lavorare in un contesto nuovo, vederci negare una promozione o non convincere una persona ad uscire con noi per un appuntamento romantico. Anche se in quest'epoca può sembrare, infatti, che le persone facciano meno attenzione a come si scrive, in realtà in molti danno ancora una grande importanza al parlare e allo scrivere bene, com'è giusto che sia.

Molti sono convinti che scrivere bene sia un dono di natura ma questo è vero nella minoranza dei casi. Anche gli scrittori più bravi al mondo, infatti, si sottopongono a un rigido processo di editing per offrirci pagine pulite, chiare, perfette affinché ognuno di noi possa apprezzarne la prosa e il messaggio. Per imparare a scrivere bene bisogna partire con l'idea di dedicare al nostro testo tempo e impegno e avere anche una buona dose di umiltà.
Quali sono, dunque, i passaggi che portano a scrivere bene? Prima di tutto pensare al perché vogliamo dire qualcosa, cioè allo scopo per cui deciamo di comunicare. Avere ben chiaro lo scopo ci aiuterà a scrivere meglio e a decidere quale registro comunicativo vogliamo tenere. In seconda battuta, pensiamo a quello che si vuole dire, preparando uno schema (scaletta o indice) che comprenda tutti i punti da trattare (pianificazione). Per decidere come procedere con l'esposizione è anche importante identificare il pubblico al quale vogliamo rivolgerci per scegliere il linguaggio più adatto, stabilire eventuali priorità e identificare come organizzare la gerarchia dei contenuti. Una volta definiti i confini del nostro testo, cominceremo a raccogliere le idee per scriverlo nel migliore dei modi. Lo step successivo consiste nell'iniziare a scrivere e molte persone, purtroppo, si fermano qui, limitandosi - al massimo - a rileggere questa prima stesura e ad apportare le correzioni nevìcessarie. Se vogliamo imparare a scrivere bene, però, bisogna sottoporre il nostro testo a un pesante processo di "editing". L'editing dei libri pubblicati dalle principali case editrici viene fatto da fior fior di professionisti e noi non possiamo certo aspirare a tanto per le nostre procedure ma è comunque importante rileggere il testo più volte, magari in momenti e giornate diversi, per vedere se abbiamo trasmesso tutto ciò che volevamo, se la scrittura è abbastanza chiara, se abbiamo comunicato tutte le informazioni necessarie e se possiamo migliorare qualche passaggio. Quest'ultimo step dovrebbe essere molto più importante e più lungo di tutti gli altri perché è proprio in questa fase che ci giochiamo la possibilità di rendere la nostra scrittura uno strumento capace di fare la differenza. Prestiamo attenzione a dettagli quali un layout di pagina non adatto a trasmettere il messaggio, caratteri che rendono difficoltosa la lettura, frasi confuse, ambiguità, l'uso di un inguaggio gergale, le ripetizioni non necessarie perché sono tutte cose che vanno a costituire una sorta di "rumore di fondo" che rende impossibile veicolare al meglio le informazioni che vogliamo trasmettere.

Lo scrittore, editore e insegnante William Zinsser, autore del libro "Scrivere bene", ci dà un motivo in più per imparare a scrivere bene perché sottolinea le profonde connessioni esistenti tra una bella scrittura e l'apprendimento. La tesi di Zinsser è che scrivere equivale ad imparare perché sforzarsi di essere chiari nell'esposizione scritta ci costringe a fare i conti con quegli aspetti dell'argomento che stiamo trattando che non risultano del tutto chiari nemmeno a noi. La scrittura, infatti, ci aiuta a organizzare e a chiarire meglio i nostri pensier perché è lo strumento attraverso cui pensiamo a un argomento e lo facciamo davvero nostro. Chi scrive bene, infatti, può portare qualsiasi argomento ad essere coinvolgente per chi legge e questo è di fondamentale importanza se vogliamo sostenere il cambiamento prospettato dalla ISO 9001:2015, non credete?
Se ci pensate, il mondo ha un disperato bisogno di una scrittura che riesca a spiegare anche i concetti difficili in maniera chiara e che sia in grado di comunicare informazioni a tutti i livelli.

Cosa ne pensate?

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