ESSERE UN VERO LEADER - L'INTELLIGENZA
EMOTIVA

Staff di QualitiAmo

Diventare leader guidando le persone con le sensazioni

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Gestire le emozioni: essere un manager apprezzato

Che piaccia o no, i leader hanno bisogno di gestire lo stato d'animo di chi lavora con loro.
Fateci caso: i manager più apprezzati sono dotati di un mix, a dire il vero abbastanza difficile da oggettivizzare, di abilità e caratteristiche psicologiche che, nel complesso, sono note con il nome di intelligenza emotiva.

Un vero leader è consapevole di sé ed empatico, cioè capace di calarsi nei panni degli altri. E' in grado di leggere dentro di sé e negli altri e di regolare le proprie emozioni. Contemporaneamente, coglie come si sentono gli altri e forgia, di conseguenza, lo stato emotivo della propria organizzazione.

L'intelligenza emotiva

Ma da dove viene l'intelligenza emotiva? E come si impara ad usarla?

La letteratura più comune e anche il buon senso suggeriscono che questo tipo di intelligenza venga supportata in parte dalla natura e in parte da come si viene allevati e da come decidiamo di impostare la nostra formazione.
Predisposizione genetica, esperienze e formazione fanno sì che un manager possa avvalersi di questo straordinario strumento.

A partire da oggi, per qualche settimana, proveremo insieme ad esplorare la natura e la gestione dell'intelligenza emotiva e il suo utilizzo nell'ambito del management (non trascurandone gli abusi).

Essere realisti

Il primo consiglio da dare ad un manager che voglia provare a sviluppare la propria intelligenza emotiva è quello di cercare di essere realista, soprattutto per quanto riguarda ciò che rappresenta davvero questo particolare tipo di intelligenza.
Molti libri e articoli hanno contribuito a diffonderne il concetto riducendo, di volta in volta, l'intelligenza emotiva ad auto-consapevolezza, sfrenato ottimismo o tolleranza. Tutte queste definizioni sono state popolari per un certo periodo di tempo, accompagnate da affermazioni assolutamente esagerate sull'importanza di questo tipo di intelligenza.

Occorre dire, però, che tratti di personalità diverse, comunque ammirevoli, non contribuiscono necessariamente a definire in maniera univoca l'intelligenza emotiva. In aggiunta, tali tratti sono difficili da valutare collettivamente in modo da rivelare il loro rapporto con il successo nel business o nella vita.
Proviamo, ad esempio, a pensare a quanto sia importante l'autocoscienza per essere un leader di successo ma anche a quanto la consapevolezza di sé sia in grado di ridurre l'autostima che, spesso, è una componente fondamentale della leadership.

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"Sentire" gli altri

Da un punto di vista scientifico ma anche popolare, l'intelligenza emotiva è la capacità di percepire con precisione le proprie emozioni e quelle altrui e di comprenderne i segnali.
L'ottimismo, l'iniziativa, la fiducia in se stessi e altre caratteristiche positive possono arricchirla ma sicuramente non definirla.

I ricercatori hanno studiato per anni le emozioni delle persone cercando di identificare i meccanismi che ne permettevano la comprensione. Chiedendo, ad esempio, di identificare le emozioni trasmesse da un viso si possono identificare persone che ottengono punteggi più alti e che si possono considerare, per questa caratteristica, diverse dalla massa.
Nel mondo degli affari, esse appaiono in grado di trattare più facilmente i reclami dei clienti o di mediare le controversie e possono eccellere nel difficile compito di far lavorare insieme persone forti e positive con colleghi più deboli e remissivi.

Una persona ad alto contenuto di intelligenza emotiva può essere ottimista e sicura o pessimista e insicura, fiduciosa o scettica. Il pericolo (e l'errore) sta nel presumere che solo perché una persona è ottimista o sicura di sé, sia anche emotivamente intelligente. Un errore che può davvero costare caro in certi ambiti.

La prossima settimana parleremo dell'importanza dell'apprendimento continuo nel sostegno dell'intelligenza emotiva. Non mancate!

PER SAPERNE DI PIU':
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