L'IMPORTANZA DI INVESTIRE SUL TALENTO

Perché oggi è così importante puntare sul talento

Articolo di Staff di QualitiAmo

investire sul talento

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Tutte le organizzazioni del mondo, grandi e piccole, locali e intermazionali, nuove o sul mercato da anni devono concentrarsi sullo sviluppo e sul trattenimento al loro interno del talento per fare business in un mercato così instabile come quello di oggi. Il talento, infatti, non serve solamente a vincere nell'immediato ma permette anche di sostenere nel tempo i risultati raggiunti.

In alcune organizzazioni la strategia di sviluppo del talento consiste nell'identificare le persone che potenzialmente sono destinate a diventare i cardini dell'azienda per farle crescere mentre in altre questa strategia viene estesa a tutto il personale, in modo che ognuno possa dimostrare ciò che vale e mettere a disposizione dell'organizzazione le capacità maturate.

Il talento può essere suddiviso in categorie in maniera funzionale (ad esempio c'è il talento nel campo del marketing, in quello finanziario, nella progettazione) oppure essere più generico come quello relativo alla creatività, al saper prendere decisioni, alla leadership, ecc.

Per fare business in diversi stati e con diverse culture (questa è l'epoca della globailizzazione) occorrono, ad esempio, molte competenze differenti. La forza-lavoro è diventata mobile e spesso è costretta a spostarsi di continuo da un posto all'altro perché i mercati sono, ormai, internazionali.

Un'altra ragione per sviluppare il talento è diventare un'organizzazione guidata dalle conoscenze maturate perché l'economia si sta basando ogni giorno di più proprio sulla conoscenza (per anticipare i bisogni dei clienti, miniminizzare i rischi, ridurre i costi, ecc.) e su cose intangibili quali, appunto, le cose che sappiamo.
Gestire la conoscenza, però, coinvolge la sua creazione e il suo trasferimento ad altri e per questo processo occorre un particolare talento.

Il terzo motivo per sviluppare il talento è diventare un'organizzazione innovativa dato che l'innovazione si basa sulla creazione, sull'utilizzo, sulla condivisione e sull'integrazione delle conoscenze.

La conoscenza all'interno di un'organizzazione può avere due forme:

  • la prima è la conoscenza che risiede nella testa dei singoli collaboratori (conoscenza tacita)
  • la seconda è quella codificata nei processi, nelle procedure, nei diagrammi di flusso, ecc.

Un parte significativa dell'intera conoscenza di un'organizzazione, dunque, è nella sua forma tacita il che significa che sono le persone a controllarla. La vera sfida delle aziende è portare ogni singolo lavoratore ad utilizzare ciò che sa a beneficio dell'intera organizzazione, trasferendo ad altri ciò che ha imparato e contribuendo a far crescere il talento.

La tacita conoscenza di un singolo può diventare tacita conoscenza di un gruppo tramite una conversazione o un incontro più o meno formale. La creazione e il trasferimento di conoscenza non avviene assumendo persone intelligenti e talentuose perché questi collaboratori devono essere incoraggiati ad acquisire nuove conoscenze e a trasferirle ad altri e tutto questo non succede per caso ma si basa sul talento. In caso contrario, avremo tanta conoscenza tacita che non riusciremo, però, a gestire.

Per permettere ad ogni lavoratore di trasferire ciò che ha imparato, occorre formarlo per farlo diventare una sorta di coach capace di utilizzare la capacità di comunicare (il suo talento) al fine di formare gli altri.
Una volta che la conoscenza sarà passata da una persona all'altra sarà, però, ancora nella forma di conoscenza tacita. Per renderla esplicita occorrerà creare un processo capace di darci gli output che desideriamo.

In ultimo, una gestione efficace della conoscenza implica la creazione a monte di un ambiente che faciliti questo processo come, ad esempio, un'azienda che premi chi collabora in tal senso.

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LA COLLANA DEI LIBRI DI QUALITIAMO

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In calce all'articolo riporteremo quotidianamente un aggiornamento sulla futura norma)

Chiudiamo ricordando che ci sono alcune organizzazioni che non credono nello sviluppo del talento perché pensano che le persone talentuose si trattengano in un ambiente di lavoro al massimo per tre o quattro anni e che, dunque, i soldi spesi per formarle siano soldi sprecati.
Le aziende di questo tipo hanno successo nel breve termine ma perdono in fretta chi è davvero in gamba, sperimentando quanto sia difficile sopravvivere se non si punta a far crescere le persone che lavorano per loro.

PER SAPERNE DI PIU':

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