L'IMPERO DELLE QUATTRO RUOTE (Seconda parte)

di Finanza in chiaro

Investimenti e flessibilità: il segreto di chi costruisce auto in Giappone.

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(Prima parte)

Uno degli aspetti che meglio caratterizza la politica adottata dai costruttori giapponesi è il continuo investimento operato all’interno delle fabbriche per migliorare il sistema produttivo.
Ne è un esempio la fabbrica Toyota di Takaoka, recentemente rinnovata, nella quale è possibile controllare in ogni minimo dettaglio il processo produttivo e qualitativo. Quest’ultimo è gestito direttamente da un sistema computerizzato che permette di sorvegliare in ogni dettaglio la fase di produzione evitando imperfezioni e assicurando la totale efficienza dell’automezzo una volta uscito dalla linea.

Nella fabbrica Nissan di Kyushu si producono sette diversi modelli di automobili sfruttando una sola catena di produzione!!!

Come spiegare i continui investimenti nel settore?

E’ un atteggiamento questo che sembrerebbe sfidare ogni principio logico. La produzione di automobili, infatti, è molto costosa in Giappone a causa dei salari di circa 10 volte superiori a quelli cinesi. Vi è poi da considerare la continua diminuzione dell’indice di natalità e la contrazione della domanda interna. E allora? Che spiegazione dare?. Da tempo, poi, i produttori nipponici preferiscono l’apertura di fabbriche nello stesso Sol Levante. Questo al fine di evitare tasse sull’importazione o la minaccia di misure protezionistiche.

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Dalla teoria alla pratica: il secondo lavoro di Stefania Cordiani e Paolo Ruffatti spiega come migliorare la vostra organizzazione applicando la nuova norma attraverso i suggerimenti del loro primo libro
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"Organizzazione per processi e pensiero snello - Le PMI alla conquista del mercato" - Da una collaborazione nata sulle nostre pagine, un libro per far uscire le PMI dalla crisi.
L’ideatrice di QualitiAmo e una delle sue firme storiche spiegano come usare con efficacia la Qualità.
(Vai all'articolo che descrive il primo libro)

L'espansione può spiegarsi solo con l'elasticità che generano questi investimenti. Queste fabbriche con tecnologia d'avanguardia eccellono nell'arte di passare da un modello all'altro. Questo è indispensabile per adattare la produzione alle variazioni della domanda proveniente dai mercati mondiali.

Un esempio è la fabbrica Nissan di Kyushu, che esporta verso 160 mercati con una sola linea di produzione da cui escono sette modelli diversi.
Dalla sua riorganizzazione essa ha ridotto della metà il tempo che passa tra l'introduzione di un nuovo modello e la fase di piena produzione. Secondo Hirofumi Yokoi del CSM: "in termini d'elasticità, i produttori giapponesi si equivalgono ma sono molto più avanti degli altri fabbricanti di automobili”. La preoccupazione per gli standards qualitativi degli automezzi è un altro fattore determinante per la scelta di produrre in Giappone.

Negli ultimi anni, Toyota ha sofferto per l'aumento dei “richiami” di alcuni suoi modelli assemblati in stabilimenti esteri.
La stessa Nissan ha avuto problemi non indifferenti con lo stabilimento aperto nel 2003 in Mississipi.

La lezione che ne hanno tratto i produttori nipponici non lascia spazio a repliche di alcun tipo: le fabbriche collocate sul suolo giapponese offrono maggiori garanzie per quanto riguarda gli standards qualitativi. Se occorre fare fronte oggigiorno ad una crescente domanda di automobili economiche ad alto contenuto tecnologico e sviluppare parimenti la ricerca su motori e combustibili alternativi, ecco allora che la scelta di produrre in loco diventa una necessità, considerando poi, non bisogna assolutamente dimenticarlo, che i consumatori percepiscono l’etichetta Made in Japan come garanzia di qualità superiore.

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