LA NON QUALITÀ COSTA CARA: IL SISTEMA TOYOTA FA PROSELITI ANCHE IN ITALIA
di Maria Spigonardo Panorama
Quanto pesano gli sprechi e gli errori sul bilancio delle aziende? Ce lo spiega Alberto Galgano.
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L’80% delle polizze sinistri emesse dai broker ha delle mancanze.
Il 60% dei controlli di primo livello delle pratiche di fido presenta problemi.
In media il 20% dei progetti per opere pubbliche già finanziati non vengono realizzati.
Va dal 10 al 30% il tasso di difettosità di auto e moto.
E così dalla pubblica amministrazione fino alle aziende private il costo degli errori arriva a pesare sul fatturato oltre il 10%.
Lo sa bene il gruppo Fiat che anche grazie al contenimento serrato del costo degli sprechi è riuscito a risalire la china. La chiave del successo, spiega Alberto Galgano, fondatore dell’omonima società di consulenza, è il sistema Toyota. Quello che ha reso il marchio automobilistico giapponese il primo al mondo e che negli ultimi venticinque anni gli ha permesso di moltiplicare sette volte la propria produttività.
Il sistema si basa sui concetti di qualità e lean production. In sostanza eliminazione degli sprechi, rapidità d’azione e responsabilizzazione del personale. Dopo il grande successo ottenuto da Sergio Marchionne, l’amministratore delegato Fiat, il modello Toyota sta spopolando tanto nel privato quanto (ma con meno successo) nel pubblico a scapito del vecchio fordismo.
In Italia, che solo di recente ne ha scoperto i benefici, già aziende come Safilo e Bertazzoni, ma anche Enel e Intesa San-Paolo, hanno deciso di adottarlo. Nel pubblico sono significative le esperienze dell’Azienda sanitaria locale di Firenze e del comune di Correggio. Nel primo caso l’Asl ha scelto di riprogettare i propri processi di assistenza utilizzando i principi del lean thinking, il metodo messo a punto da Dan Jones e James Womack, proprio sulla base dell’esperienza Toyota. In pochi mesi sono aumentate del 50% le dimissioni lo stesso giorno dell’intervento e sono crollati del 95% gli sprechi derivati dalla frammentazione di uffici e reparti.
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Ancora più sorprendente è l’esperienza di Correggio. Dieci anni fa questo piccolo Comune in provincia di Reggio Emilia ha deciso di introdurre la figura del direttore generale, assumere dirigenti con contratto a termine e riorganizzarsi sulla falsa riga di una holding, esternalizzando la gran parte delle funzioni e ottimizzando quelle fondamentali. Oggi Correggio è un comune all’avanguardia che, grazie anche alla collaborazione e alla condivisione degli oneri (dal corpo unico della polizia municipale al catasto) con le città vicine, è riuscito a dimezzare gli sprechi. Ma nonostante questi successi, spiega Galgano, “nella Pubblica Amministrazione la caccia alla non qualità è ancora agli inizi. L’arretratezza del sistema e la scarsa competizione – conclude - non sono un terreno fertile per un sistema innovativo come quello Toyota”.
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