SPIEGARE QUALCOSA: COME SI FA? - 2

Staff di QualitiAmo

Chi lavora nell'ambito della Qualità si trova spesso a dover spiegare alcune cose. Imparare come farlo al meglio è il primo passo per essere compresi

spiegare le cose

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(Prima parte)

"Spiegare" significa far capire, chiarire, rendere chiaro e intelligibile qualcosa di oscuro e di difficile comprensione.
Da questa definizione, appare chiaro che spiegare è un vero e proprio processo che consiste nel mettere insieme una serie di frasi pensate in modo tale da descrivere fatti in modo tale da renderli comprensibili, inquadrandoli nel giusto contesto e spiegandone eventuali cause e conseguenze.

Descritto in questo modo il processo di spiegazione sembra semplice ma lo è davvero?

In realtà, esiste tutta una serie di sfumature capace di rendere una spiegazione un potente mezzo di comunicazione.

Partiamo col dire che una spiegazione ha sempre a che fare con l'empatia perché richiede di intuire esattamente cosa non sia chiaro a chi ci sta ascoltando al fine di individuare lo strumento giusto per spiegarglielo.

Non esiste un unico modo per spiegare qualcosa. Occorre trovare il giusto insieme di strumenti capaci di fare luce là dove ci sono le tenebre anche se chi ci sta ascoltando fa finta di aver perfettamente compreso ciò che stiamo cercando di spiegare e cerca di nascondere le tenebre nelle quali, invece, si trova.

L'empatia serve a calarsi nei panni di qualcun altro per comunicare da quella prospettiva.

Gli scienziati hanno standard rigorosi per definire un "fatto" e il metodo scientifico è un processo standard che porta proprio alla scoperta di ciò che può essere definito come tale.
I fatti, però, non sono perfetti e, sebbene possano essere provati, a volte possono risultare difficili da comprendere.

Parlare di "fatti" senza contestualizzarli o specificarli nel dettaglio ne diminuisce il valore aggiunto. Sono le spiegazioni che rendono più comprensibili i fatti e l'importanza della spiegazione diviene chiara proprio se pensiamo al rilievo che dovrebbero avere i fatti nel nostro lavoro.

Si potrebbe pensare, dunque, che le spiegazioni migliori derivino da una ricerca rigorosa e da diverse prove ma dobbiamo ammettere che chi sa spiegare meglio le cose solitamente è una persona che ha grandi doti comunicative. Una cosa, infatti, può essere spiegata in decine di modi diversi ma l'obiettivo può dirsi davvero raggiunto solo quando riusciremo a far vedere una cosa da una prospettiva diversa, magari grazie alla nostra creatività.

Spiegare non significa, però, creare dei fatti partendo da supposizioni ma presentare i fatti in modo tale da trasformarli in qualcosa che le persone possano comprendere grazie a ciò che già sanno o hanno visto o ricordano.

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Ma come fare per trovare il modo giusto di spiegare qualcosa?

Proveremo a spiegarvelo con una semplice storia:

L'eterna storia che si racconta su Agassiz (famoso zoologo, geologo e paleontologo del XIX secolo) è quella di un giovane studente universitario che aspirava a divenire un assistente nel laboratorio di Agassiz.
Arrivato al laboratorio per il suo colloquio iniziale, lo studente fu fatto aspettare diverse ore prima che Agassiz si facesse vedere. La stanza era contornata da modelli di pesci di varie specie e lo studente trascorse parte dell'attesa a studiare i pesci.

Quando Agassiz finalmente arrivò e le prime formalità introduttive furono completate, lo studente fece una garbata osservazione sulla disposizione dei pesci. Agassiz gli chiese cosa aveva notato sui pesci e lo studente snocciolò con orgoglio una conoscenza enciclopedica sulla tassonomia del pesce.

Dopo un po' Agassiz disse: "Sì, e cosa ha visto?"

Lo studente era perplesso e riuscì a balbettare soltanto una risposta inadeguata. Agassiz disse: "Sì, guardi ancora, guardi ancora", e se ne andò.

Lo studente riesaminò i pesci fino all'imbrunire e poi se ne andò a casa.

Ritornò il giorno successivo. Agassiz non c'era e così lo studente ricominciò ad esaminare i pesci.
Quando Agassiz tornò al laboratorio sul tardi, lo studente gli recitò la propria litania di osservazioni. Annuendo col capo, Agassiz disse: "Sì. Guardi, guardi ancora!", e se ne andò.

Oscuri sogni di pesci accompagnarono quella notte il sonno travagliato dello studente. Il giorno dopo egli potè a stento affrontare il compito a portata di mano, ma insistè.
Con sua sorpresa notò tratti dei pesci che non aveva notato prima. Le nuove osservazioni lo intrigarono, e non si accorse del ritorno di Agassiz.

La storia continua ancora, ma la conclusione è che lo studente alla fine trova la risposta verso cui Agassiz lo spinge: i pesci sono simmetrici , e la simmetria è la chiave della loro fortunata sopravvivenza come esseri acquatici. Il succo della storia è che per spiegare bisogna cercare di illustrare i fatti in modo da aiutare chi vi sta ascoltando a vederli in una nuova prospettiva.

Questo processo non richiede semplicemente di rendere più comprendibile il linguaggio utilizzato per illustrare i fatti ma di calarsi nel contesto di ciò che vogliamo spiegare. E' l'arte di presentare i fatti in modo che riescano a rispondere alla domanda: "perché?"
Non si tratta di focalizzarsi sui fatti, sulle leggi, sulle specifiche ma di mostrare perché questi fatti, queste leggi e queste specifiche abbiano un senso.

Spiegando le ragioni che stanno alla base di un'idea, questa idea acquista un senso perché i fatti vengono messi nella giusta prospettiva.

Una spiegazione, dunque, non è altro che mettere i fatti in fila una dopo l'altro in modo che siano più semplici da comprendere e da mettere in pratica.

PER SAPERNE DI PIU':

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