IL LEAN MANAGEMENT
E' UTILE ALLE PICCOLE
MEDIE IMPRESE

Gian Maria Maselli

La settimana scorsa in Fiera a Vicenza il Cuoa ha ospitato gli esperti di una tecnica sempre più diffusa: il lean thinking.
Womack: «L'organizzazione snella elimina tutte le attività che non producono valore e rende più efficienti le realtà produttive»

Womack

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La filosofia del lean management, organizzazione aziendale snella, sbarca in Fiera a Vicenza esibendo numeri record, e con un tributo di ammirazione: «Le pmi italiane sono un dono della civiltà. Non si trovano altrove i prodotti brillanti che sono in grado di sfornare. Ma per non restare travolte sulla scena internazionale adesso è necessario che sappiano rimodellare di continuo il proprio management. E la miglior formula in termini di risultati si sta dimostrando il Lean management, l'organizzazione snella, che elimina tutte le attività che non producono valore. Cioè tutto ciò che dilaziona il raggiungimento della soddisfazione del cliente».

A dirlo è James P. Womack, fondatore e presidente del Lean enterprise institute, organizzazione di riferimento a livello mondiale sulle tematiche di Lean Management.
Sbarcato in Fiera a Vicenza assieme all'altro guru, il giapponese Akira Koudate, technical advisor di Jmac Europe Milano, in occasione del primo Lean society summit. Promosso e organizzato dal Cuoa Lean enterprise center, unica struttura italiana accredita al Lean global network, il summit ha contato la presenza di 250 aziende e oltre 350 partecipanti. Con un club di 50 aziende venete, una delle quali pubblica, come Acque vicentine, in prima fila in quella che viene definita sperimentazione.

«Un'impresa è come uno strumento da affinare sempre - spiega Arnaldo Camuffo, direttore scientifico del Cuoa lean enterprise center - e in quindici nazioni, tra cui Brasile, Cina, India, Usa, Giappone e Italia ci sono imprese che fanno del taglio agli sprechi la propria ragion d'essere. E c'è il padre di questa disciplina, Womack, che gira il mondo classificando i casi di successo».

Tre case history, l'ospedale di Firenze e le filiere beriche della meccanica e dell'elettronica, indicano a che punto è la sperimentazione, iniziata in Italia nel 2006. «Rispetto alle imprese gestite tradizionalmente - riferisce il Cuoa- perfino questa crisi impatta meno sulle aziende lean,che non licenziano e ricorrono in misura minore alla cassa integrazione. La produttività è aumentata del 30 per cento. La rotazione del magazzino aumenta di 5 volte, e lo spazio fisico impiegato ridotto del 40-50%. Addirittura del 70% la riduzione delle non conformità in produzione. In particolare, le aziende metalmeccaniche del club hanno ridotto dell'85% il tempo di risposta al mercato (cioè dall'ideazione del prodotto alla consegna), aumentato la produttività dal 38% al 42%, ridotto lo spazio del 43% e aumentata la rotazione delle scorte del 120%. Sul fronte della produzione, gli scarti sono diminuiti di oltre il 10%, e il time to market (dall'ideazione di un prodotto alla sua commercializzazione) del 78%, passando da 9 a 2 mesi».

E le imprese del ramo elettronica hanno raggiunto una puntualità nelle consegne superiore al 96%, aumentato del 20% l'efficienza delle linee di produzione, ridotto i tempi di produzione del 40%, non conformità dei prodotti ridotta dell'80% e rotazione del magazzino aumentata del 100%.

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Se resta Toyota la migliore interprete del management snello, secondo Womak l'Italia ha un background addirittura secolare. «Nel 1500 l'Arsenale di Venezia dava dimostrazioni ai regnanti europei di assemblaggio galleggiante una grossa imbarcazione, precedendo di quattro secoli la catena di montaggio. E oggi l'ospedale di Firenze per primo in Italia con il lean mangement supera la compartimentazione dei vari reparti, e guarda a quanto tempo il paziente trascorre in ospedale senza venire curato. Si punta al risultato, che è il dimissionamento del paziente, senza che nulla gli venga tolto in termini di prestazioni».

(Fonte: Il Giornale di Vicenza)

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