BRUNETTA? VENGA A TRENTO

di Famiglia Cristiana

Disponibilità e gentilezza, nei negozi e negli uffici pubblici, con gli utenti e tra colleghi.
Prima dell’obbligo del ministro, qui sono realtà. E così in molti altri Comuni.





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Non hanno certo atteso che il ministro Brunetta annunciasse l’obbligo venturo di gentilezza e cortesia per gli uffici della pubblica amministrazione. C’è una città in Italia che sotto la mascherina anti-influenza nasconde già un volto sorridente. Anche nei luoghi dove meno te l’aspetteresti, come l’ufficio delle imposte.
Proprio così. Volete fare la prova? Entrate in un negozio o fate la coda a uno sportello che espone la vetrofania "Il sorriso QUI è di casa", oppure salite sulla linea 9 del bus che da piazza Dante conduce a Villamontagna, e fate attenzione.

Non siamo nel paese di Utopia, ma sulle rive dell’Adige e la città è Trento, che s’è scoperta socievole, capace di accogliere con cordialità. Che qui si campi bene e che non manchi nessun servizio degno di una grande città europea si sa da tempo; lo attestano anni di piazzamenti ai primissimi posti nelle speciali classifiche sulla qualità della vita. Ma che Trento sia pure una città più propensa al sorriso che al broncio, dal conducente dell’autobus allo sportellista dell’ufficio imposte, è una scoperta più recente e inattesa.

A dare le prime picconate a questo frusto luogo comune ci hanno pensato, qualche anno fa, un vulcanico psichiatra trentino, Renzo De Stefani, responsabile del Servizio di salute mentale di Trento, e un ricercatore, Piero Morosini. E, a supporto, un’associazione, "Lamiacittà", nata ad hoc, per iniziativa di De Stefani, che coinvolge enti, tra cui il Comune e l’Azienda sanitaria, ordini professionali, movimenti cittadini.

«Se vuoi migliorare i rapporti tra i cittadini devi anzitutto misurarne la bontà, e poi, con piccole proposte, promuovere la comunicazione positiva, il senso d’appartenenza a una comunità», esordisce Renzo De Stefani: «Da qui è nata l’idea del Qri, Indice della qualità delle relazioni interpersonali. Uno strumento d’indagine, ideato da Morosini, consistente in un semplice questionario che grazie all’aiuto di volontari sparsi per la città è in grado di valutare il livello di simpatia in un determinato luogo, ufficio o negozio».

Esame passato a pieni voti

Come fossero centraline per il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico, un paio di giovani dell’associazione dislocati in 10 punti pubblici della città hanno iniziato a misurare la "temperatura" delle relazioni sociali e del buonumore dei trentini. «Inizialmente siamo andati alla stazione, nel distretto sanitario, in un supermercato, a una fermata del bus, davanti a una scuola, in un bar e in un paio di piazze», spiega De Stefani, «per osservare le reazioni a gentili provocazioni come una richiesta d’informazioni, o di un piccolo favore. E dopo un anno abbiamo diffuso i risultati».

Ne è uscita l’immagine di un capoluogo in cui la gente è propensa alla cortesia e al sorriso. Le indagini in questi anni si sono, poi, ripetute e ampliate a varie realtà cittadine. Dopo i negozi, si è passati all’esame degli uffici pubblici, la vera cartina di tornasole della cortesia per una comunità cittadina; e non poche sono state le sorprese per gli esiti finali e le "classifiche del sorriso".

Ad esempio, su 31 uffici visitati, ben 18 hanno passato l’esame a pieni voti: dagli uffici Decentramento e Tributi del Comune al Catasto e a quello dei ticket del Distretto sanitario; dall’ufficio informazioni di Trenitalia a cinque sedi cittadine delle poste. Si teneva conto dell’accoglienza, dell’atteggiamento di chi sta allo sportello nei confronti degli utenti e degli stessi colleghi. Ma anche della pulizia degli ambienti, dei rumori e perfino degli odori.

«Così siamo partiti, un po’ per gioco e un po’ per passione e ci siamo subito accorti di essere contagiosi», dichiara De Stefani. Molti, in città e fuori, ci hanno preso gusto. A iniziare da studenti e professori delle scuole trentine. Una media ha presentato la "clessidra misura sorrisi", un’altra una specie di barometro chiamato "Che tempo fai?" per osservare l’umore dei compagni, poi registrato su un cartellone in classe e discusso assieme.

«E via via, fino a oggi, tante altre iniziative accattivanti, come il "Decalogo dell’ufficio sorridente e del buon collega": un prisma colorato posto sulle scrivanie e agli sportelli di 35 uffici pubblici trentini con suggerimenti del tipo: "Usa parole semplici; parla chiaro e lentamente", oppure "Se hai perdonato… poi dimentica".

E ancora, "la spilla che sorride" distribuita in città, un distintivo che, indossato, «impegna alla disponibilità, al saluto e alla cortesia», racconta la segretaria di "Lamiacittà", Luisa Tamanini.

Nel frattempo altre città hanno cominciato a imitare le iniziative di Trento e, nel 2004, si è costituita la "Rete delle città del sorriso", che raccoglie una trentina di Comuni piccoli e grandi sparsi per la Penisola.

«Non c’inventiamo nulla», commenta De Stefani: «L’Organizzazione mondiale della sanità afferma che uno dei punti determinanti della salute mentale è proprio dato dal miglioramento della qualità dei rapporti interpersonali. Già nella Carta di Ottawa nel 1986 l’Oms diceva: "La salute vive e cresce nelle piccole cose di tutti i giorni. A scuola, sul lavoro, in famiglia, nel gioco, nell’amore". Senza grandi rivoluzioni. Con un sorriso, appunto».

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Oggi l’associazione coinvolge nel progetto "Vivopositivo" 24 tra associazioni di categoria, realtà economiche e del volontariato di Trento. Una di queste è il Sait, il consorzio delle cooperative di consumo trentine. «Abbiamo subito sposato i progetti di "Vivopositivo", perché il sorriso è la stessa filosofia della cooperazione», spiega Giorgio Smaniotto, responsabile della comunicazione commerciale del Sait, che lancia anche un’idea singolare. «Perché non istituire nei nostri supermercati una corsia "sorridente"?».

Siamo in attesa di farvi tutti la fila.

(Fonte: Famiglia Cristiana)

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