UN PARADIGMA ANTI-CRISI: LO SVILUPPO
LOCALE

di Michele Gulletta

Vi proponiamo un articolo di Michele Gulletta ( email e profilo LinkedIn) che continua idealmente il primo articolo che l'autore ha pubblicato su QualitiAmo

sviluppo-locale


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Il mio primo articolo pubblicato su QualitiAmo si chiude così...

per queste mie esperienze professionali sono portato ad esprimere il mio pessimismo sul futuro del tessuto produttivo della ns. Regione, se non interverranno fatti nuovi e concreti, che certamente non attraversano il mondo politico che ci guida, almeno fino ad ora.

In questo, traccio una possibile via per uscire dall’impasse, dal momento che mi aggiorno continuamente su ciò che altri propongono per risolvere almeno in parte il problema.

UN PARADIGMA ANTI-CRISI: LO SVILUPPO LOCALE

Magnaghi, nel suo “Il progetto locale” a pag. 96, afferma che “Il patrimonio territoriale è costituito da un sistema vivente ad alta complessità e come tale deve essere trattato in quanto risorsa per produrre ricchezza”.
Le cellule del sistema economico (imprese) anch’esse organismi viventi: nascono, si sviluppano e muoiono. Occorre curarle quando la minaccia è la cessazione traumatica (default). Quest’ultima è oggi dietro l’angolo. Obiettivo di un progetto di sviluppo locale è individuare un paradigma, come modello di riferimento, che attui programmi d’intervento strutturati e sistemici interessanti ciascuno ambito territoriale, con problematiche diverse nel sociale, nel’economia, nella politica e nella cultura.
Il paradigma costituisce e delimita il campo, logica e prassi della ricerca stessa, come principio ordinatore leibniziano.
È all’interno della logica paradigmatica che la ricerca individua il suo oggetto di studio, i problemi più cogenti, la tecnica migliore per affrontarli, basati su modelli, che possono essere copiati o emulati. Questa visione di Leibniz non è poi tanto lontana dai nostri giorni pur avendo 300 anni, anzi, è estremamente attuale e dinamica se connessa con la filosofia del “Miglioramento Continuo” teorizzata da W. E. Deming (1900-1993).

Tali intenzioni si contestualizzano attraverso la programmazione, pianificazione e progettazione delle

INFRASTRUTTURE SOCIO-ECONOMICHE

(IN. SEC.)

articolo1

CHE APPLICANO I PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA SOCIALE, REALIZZANO UNA MODALITÀ DI SUSSIDIARIETÀ CIRCOLARE IN CUI I CITTADINI, L’IMPRESA SOCIALE E LE ISTITUZIONI SONO COINVOLTI , NEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE E DI CO-PRODUZIONE DEI SERVIZI DI WELFARE.

Un modello che potrà applicarsi in qualsiasi ambito socio-economico (Agro-industria, turistico, manifatturiero e artigianale, terziario). Esso unifica i processi organizzativi e produttivi, consentendo lo sviluppo armonico del territorio (lavoro, ambiente, urbanistica, servizi alla persona e cultura). Non può essere ignorato, però, il regime di economia aperta che stiamo vivendo intensamente da qualche decennio e che ha come conseguenza negativa la concorrenza scorretta (bassi salari, qualità scadente, contraffazione, ecc.).

A contrastare la Globalizzazione, sarà la Glocalizzazione, che agirà da promotore e sostegno della economia locale. Lo studioso Zygmunt Bauman sostiene che la Glocalizzazione “adegua il panorama della globalizzazione alle realtà locali, così da studiarne meglio le loro relazioni con gli ambienti internazionali […] è un concentrarsi della libertà di agire”.

La ns. attenzione si focalizzerà, in questo articolo, in ambito “socio-economico”, area “agricoltura sociale” e attore “impresa sociale”, organizzata in “filiera corta” e “fattori abilitanti”.

Ambito: SOCIO-ECONOMICO

L’obiettivo di costruire e rafforzare una cultura ispirata allo scambio, alla valorizzazione delle competenze, al knowledge management, rende merito all’orientamento strategico mirato allo sviluppo del know-how nella realtà locale, di un sistema socio-economico agile ed in rapida trasformazione.

Oggi, purtroppo,

Il DISAGIO ECONOMICO provoca DISAGIO SOCIALE

si genera, così, un circolo vizioso e involutivo che tende, se non interrotto, ad avere effetti negativi e disastrosi sulla collettività. Ci si chiede come evitare tutto questo

“RECESSIONE, DISOCCUPAZIONE, DECLINO?”

Non c’è speranza?
E’ possibile pensare ad una inversione di tendenza?
Potrà la ns. economia, crescendo, creare nuove opportunità di profitto e di lavoro?
Io penso di si!
A condizione, però, che si attivino i processi virtuosi indispensabili a superare la crisi del sistema. Tra questi, i più urgenti riteniamo che siano:

INTEGRARE LA FORMAZIONE CURRICULARE DEI GIOVANI

attraverso l’utilizzo nelle Scuole ed Università di “Ausili didattici di 1°,2° e 3° Liv.” progettati allo scopo,

MIGLIORARE LE COMPETENZE DEI LAVORATORI

attraverso la “Formazione Continua”, erogando “conoscenza tacita”

AGGIORNARE IL SAPERE DEGLI IMPRENDITORI

attraverso seminari e work-shop dedicati.

Azioni, queste, che dovranno essere sostenute da piani d’intervento infrastrutturali, progettati e concordati tra la Regione e le parti interessate (comunità, sindacati, organizzazioni datoriali, enti di formazione pubblico/privati).
Le agenzie statali/regionali preposte a tali incombenze, dovranno fornire le risorse necessarie allo scopo, tutorando e valutando ex-ante, in itinere ed ex-post, i risultati raggiunti senza conferire deleghe a terzi.
Questo concetto, di applicazione generale, dovrebbe essere sistemico, nel superiore interesse del cittadino a difesa sia delle imposte versate sia dello sviluppo sociale a cui è fortemente legato con la propria famiglia.
Oggi, si verifica che tali azioni, che non mancano, sono disarticolate ed abbandonate a se stesse, eccetto qualche verifica amministrativa, senza valutarne le ricadute reali sul tessuto sociale ed economico (occupazione, PIL, ecc.).

Area applicativa: AGRICOLTURA SOCIALE

Alcune definizioni di riferimento consentiranno di apprezzarne l’ampio raggio di azione in perfetta sincronia con le IN. SEC.:
l’Agricoltura Sociale
 “si caratterizza per esprimere il ruolo multifunzionale dell’agricoltura, nel campo dei servizi alla persona, affiancando la tradizione funzionale produttiva, la capacità di generare benefici per fasce vulnerabili della popolazione, dando luogo a servizi innovativi che possono rispondere efficacemente alla crisi dei tradizionali sistemi di assistenza sociale e alla crescente richiesta di personalizzazione e qualificazione di servizi sociali.
(Fonte: Camera dei Deputati “Indagine conoscitiva sull’agricoltura sociale
”, XIII Commissione, 04/07/2012. L. 18 agosto 2015, n. 141).

attua un approccio generativo, che attraverso la produzione di cibo e la pratica di un WELFARE DI CONTIGUITÀ riconsegna comunità rigenerate” - Luglio 2015
Fonte: http://www.forumagricolturasociale.it/carta-dei-principi/

Alcuni punti significativi che caratterizzano l’Agricoltura Sociale:

  • persegue metodi di coltivazione a impatto ambientale zero, per consentire l’adattamento delle colture al cambiamento climatico in atto;
  • crea una rete di protezione verso aree degradate per arginare la perdita di terreni produttivi, ma anche l’incuria del proprio territorio, una delle cause principali del dissesto idrogeologico;
  • utilizza aree agricole periurbane (agricoltura di prossimità), pubbliche e private, che presentano un’ opportunità occupazionale favorite dalla vicinanza con la città; come nuove forme di gestione in chiave sociale e culturale: forniture ai cittadini, mense scolastiche ecc.;
  • favorisce il turismo rurale, accogliendo ospiti e offrendo loro alloggio e tipicità locali;
  • promuove l’occupazione giovanile e l’inserimento delle fasce deboli

Attore: IMPRESA SOCIALE

Anche qui ci è sembrato utile riportare come il legislatore ha visto la riforma del “Terzo Settore”:
L’impresa sociale esercita stabilmente attività d’impresa di interesse generale per perseguire finalità civiche solidaristiche e di utilità sociale. Tali attività sono elencate dal decreto attraverso un’ampia gamma di settori (ben 22!) all’interno dei quali l’impresa sociale dovrà realizzare almeno il 70% dei propri ricavi.
Qualora invece l’impresa sociale dovesse impiegare in modo significativo nell’attività produttiva lavoratori svantaggiati o disabili (almeno il 30%) essa può allora operare in qualsiasi settore economico
”.
(fonte: D.lgs 117/2017)

L’argomento, abbastanza complesso, mette ordine in un sistema piuttosto articolato sviluppatosi nel tempo e che interessa le Associazioni del volontariato, le Onlus, le APS, ecc. Un groviglio di norme, con finalità diversificate che hanno confuso le idee e le aspettative dei soggetti che operano nel sociale, ma anche di tanti giovani disoccupati.

La norma afferma il principio che il “sociale” non potrà più essere al traino dello Stato (assistenzialità), questo non significa contraddire il concetto di “Welfare State” tanto caro agli anglosassoni, ma mette in risalto l’ineluttabilità che saranno le leggi dell’economia ad assicurargli vitalità (sostenibilità).
Il focus del problema: l’Impresa sociale deve sostenersi da se! Lo Stato ha il dovere/compito di orientare, favorire lo sviluppo di tali imprese che sono e lo saranno sempre di più parte essenziale del vivere civile nel nostro Paese.
Quindi: l’INFRASTRURA SOCIO-ECONOMICA è vista come un ponte, una strada, un ospedale, la scuola, ecc.; deve essere promossa dalla politica in accordo e in collaborazione con il tessuto locale (terzo settore, imprenditoria, enti locali).

Struttura organizzativa: FILIERA CORTA

Poche e piccole attività produttive complementari e connesse in un unicum organizzativo, integrate con gli stackholders (consumatori, terzo settore, service provider, scuole, ecc.), nella logica dell’”economia circolare”.
articolo2 Un esempio di Filiera corta in ambito locale che utilizza terreni incolti periurbani anche a salvaguardia dell’ambiente è riportato di seguito.
Quattro nodi integrati in rete dove è possibile praticare il worksharing, che consente una notevole economia nei costi del personale e incremento della produttività.



articolo3

I vincoli a cui la Filiera si deve assoggettare sono:

ECONOMICI:

  • Ogni nodo (agricolo, ospitalità, logistica, compostaggio) deve raggiungere un proprio equilibrio economico/finanziario (copertura dei costi, cash flow positivo)
  • Le imprese sociali devono essere organizzate in rete

SOCIALI:

  • Valorizzare la cultura e le tradizioni locali (heritage)
  • Condivisioni di beni e servizi (sharing economy);
  • Attuare e sostenere politiche a favore delle fasce deboli (integrazione, sussidiarietà)

Esemplari sono le iniziative in ambito nazionale: dal Veneto, alla Emilia Romagna, all’Umbria ed altre. In quest’ultima regione a Narni è in corso una interessante iniziativa per la sussidiarietà:
Narni, filiera corta e consumo alimentare consapevole in ciclo incontri sala comunale - lug 25, 2018
http://www.umbriadomani.it/umbria-in-pillole/narni-filiera-corta-e-consumo-alimentare-consapevole-in-ciclo-incontri-sala-comunale-203967/

FATTORI ABILITANTI

Nella economia delle idee, formazione e innovazione sono i FATTORI ABILITANTI
… Questa la strada che il Mezzogiorno deve percorrere per vincere la sfida della crisi, crescendo in competitività, generando ricchezza e nuovi posti di lavoro”.
http://enricomartines.altervista.org/nella-economia-delle-idee-formazione-e-innovazione-sono-i-fattori-abilitanti/

I cardini del ciclo evolutivo dell’IMPRESA SOCIALE, possono essere così schematizzati

articolo4

tre cicli si sovrappongo ed integrano tra loro, come una cipolla che mantiene integro il proprio sapore. Qualsiasi organizzazione umana profit o non profit deve sopravvivere e svilupparsi. Essa, per effetto delle turbolenze dei mercati e della politica, in qualsiasi momento della sua vita è in pericolo di default. La continua attività di monitoraggio e controllo del suo sistema vitale (anamnesi), indicherà le più adeguate azioni correttive che la Dir. Gen. dovrà porre in atto (miglioramento continuo), per ripianificare i processi produttivi. La capacità di auto valutarsi (assessment) terrà in equilibrio ed efficienza l’intera struttura produttiva. Tutte queste attività per avere successo devono essere supportate da sistemi informativi avanzati in grado di fornire elaborati in tempi brevi (settimana). Le risorse informatiche oggi disponibili consentono di raggiungere tali obiettivi a costi abbastanza contenuti ed alla portata di tutti.

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LA COLLANA DEI LIBRI DI QUALITIAMO

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In calce all'articolo riporteremo quotidianamente un aggiornamento sulla futura norma)

Piani formativi e sistemi informativi saranno trattati nei prossimi articoli:

  • Nascita assistita: Contrasto alla precoce mortalità delle start-up
  • Crescita guidata: Miglioramento continuo a sostegno dello sviluppo
  • Resilienza ragionata: L’autovalutazione a difesa della concorrenza globale

PER SAPERNE DI PIU':

Perché le PMI sono in crisi?


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