COSÌ CON LA TRACCIABILITÀ AUMENTA LA QUALITÀ

La piena tracciabilità della filiera tessile, a livello planetario, è considerata quasi un'utopia.

Cartina di tornasole della difficoltà di garantire una ricostruzione della filiera sta nella strada, tutta in salita, che l'Europa ha imboccato per poter arrivare al "made in" obbligatorio delle merci prodotte nella Comunità.

L'accordo tra i Paesi ancora non si trova, ma a livello locale, a volte, si deve arrivare a una soluzione. Pena la decadenza di interi distretti.

Si spiega così l'iniziativa del consorzio di Scandicci Centopercento italiano che ha avviato un progetto a lunga scadenza nato, però, nel momento giusto.
In tempo, cioè, per fronteggiare la concorrenza che arriva dall'Asia ma che si materializza sotto la porta di casa.

Attivato da un centinaio di aziende della pelletteria a Scandicci, è nato anche per resistere, in senso letterale, alla concorrenza cinese che viene non dalla Cina ma da dietro l'angolo, dai capannoni dell'Osmannoro, l'area in cui si concentra la maggior parte delle aziende cinesi in Toscana.

Il progetto in ballo è ambizioso e unico ne suo genere.
Di che si tratta lo spiega il presidente del consorzio, Andrea Calistri. "Volevamo arrivare a integrare l'intera filiera produttiva sia per garantire la qualità, sia l'efficienza ma soprattutto effettuando economie di scala. Così è nato il Consorzio".

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Dalla teoria alla pratica: il secondo lavoro di Stefania Cordiani e Paolo Ruffatti spiega come migliorare la vostra organizzazione applicando la nuova norma attraverso i suggerimenti del loro primo libro
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L’ideatrice di QualitiAmo e una delle sue firme storiche spiegano come usare con efficacia la Qualità.
(Vai all'articolo che descrive il primo libro)

Si tratta di uno dei due progetti che si inseriscono in una strategia che punta a certificare tutte le fasi di una lavorazione di distretto, in questo caso la pelletteria di Scandicci, che sia utile anche per tenere sotto controllo qualità e produttività delle aziende che svolgono alcune fasi della lavorazione, senza per questo perdere la tracciabilità anche ai fini dei possibili falsi.

In più la filiera viene monitorata grazie all'utilizzo combinato di tecnologie già esistenti. Quindi non solo il Rfid, ma anche i lettori manuali di codici a barre, i palmari, la tecnologia software che permette di arrivare a immagazzinare tutti i dati relativi a quel singolo prodotto, sempre a beneficio di tutti i protagonisti della filiera.
"Uno sforzo per arrivare a offrire un prodotto di qualità, certificato da noi stessi", dice Calistri che continua "Ovviamente, tutto questo non sarebbe stato possibile se avessimo dovuto fare tutto da soli. Il ruolo che ha giocato la Regione Toscana è stato decisivo: già nel Docup 2001-2006 si era favorito il percorso di qualità alle imprese del territorio garantendo finanziamenti importanti".

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