QUALE QUALITA' PER LA NOSTRA SANITA'?
di Emanuele Patrini "Management della Sanità"
Recentemente il settimanale francese “L’Express” ha pubblicato un’inchiesta in cui è stata stilata la classifica delle strutture sanitarie più sicure e con maggiori livelli qualitativi erogati. Questa classifica è stata realizzata dal Ministero della Salute e dall’Agenzia dell’Accreditamento (qualità) nazionale.
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Recentemente il settimanale francese “L’Express” ha pubblicato un’inchiesta in cui è stata stilata la classifica delle strutture sanitarie più sicure e con maggiori livelli qualitativi erogati. Questa classifica è stata realizzata dal Ministero della Salute e dall’Agenzia dell’Accreditamento (qualità) nazionale. Un vero e proprio vademecum che spiega dove andare a farsi curare, dove il tasso delle infezioni ospedaliere è inferiore, dove ci sono un basso numero d’errori clinici e dove i tempi d’attesa sono entro o sotto il valore limite.
Nel nostro Paese, invece, cosa si sta facendo?
Non molto tempo fa è stata resa nota un’indagine dove è stato intervistato un campione rappresentativo di cittadini, a cui è stato chiesto come giudicavano i livelli qualitativi d’erogazione dei servizi sia nella medicina territoriale, che in quella ospedaliera. Il quadro che si è delineato è quello di un’Italia a macchia di leopardo dove “i viaggi della speranza” non sono diminuiti; un nord avanzato ma con i suoi problemi e un sud che necessita ancora di un forte sostegno e sviluppo. Però se io cittadino volessi sapere quale sia la struttura migliore e più sicura per affrontare un dato intervento chirurgico o un determinato percorso di cura non lo posso ancora sapere.
Nel 2003 l’Oms in un documento assembleare ha affermato che la qualità delle cure è la sicurezza dei cittadini. L’imperativo formulato è rivolto a definire una cura sicura come una prestazione sanitaria efficiente, efficace, equa, accessibile, adeguata, appropriata, certa e soddisfacente. Potremmo quindi riassumere il tutto ad un’unica parola: di qualità.
Come si definisce e si misura la Qualità?
Gli studiosi affermano che la qualità ha tre dimensioni: tecnica, di processo e percepita.
Per tecnica si fa riferimento alle risorse disponibili, personale, attrezzature, edifici, ecc., e alle modalità organizzative delle stesse.
Di processo s’intende il prodotto, le prestazioni, la loro tempestività e la loro appropriatezza in merito alle decisioni d’intervento, al livello d’effettuazione e all’uso delle risorse.
Per percepita s’intende sicurezza e soddisfazione degli operatori, diritti e soddisfazione dei clienti/utenti. Ulteriori studi hanno affermato anche che esiste una quarta dimensione: la qualità economica, erogare servizi di qualità ma con un occhio al controllo dei costi.
Negli ultimi quattro anni potremmo addirittura affermare che le quattro dimensioni sono diventate cinque con l’introduzione della sicurezza. Il proliferare del fenomeno del contenzioso e l’indeterminatezza del mercato assicurativo hanno condizionato le strutture sanitarie, affinché iniziassero ad avviare percorsi di sicurezza per i propri utenti/pazienti. Per perseguire servizi di qualità quali strumenti le strutture sanitarie hanno a disposizione?
La madre di tutte le madri che ha dato avvio all’implementazione dei sistemi per la qualità nel mondo sanitario è stato il decreto legislativo 502 del 1992 dove per la prima volta nel nostro Paese si è parlato di sistemi di valutazione della qualità e del loro perseguimento.
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Oggi le aziende hanno a disposizione una vasta gamma di tecniche e modelli a cui ispirarsi: l’accreditamento istituzionale, il medical e clinical audit, l’accreditamento professionale, le linee guida ed l’evidence based medicine, il total quality management, la certificazione Iso, l’accreditamento all’eccellenza (Jci), la customer satisfaction, la carta dei servizi, l’organizzazione snella, ecc… Ogni modello citato ha i suoi punti di forza e di debolezza, ma l’insieme risulta essere la scelta vincente per il perseguimento degli obiettivi che si vogliono riassumere. Il perseguimento della qualità è sicuramente legato alla applicazione di un mix dei sistemi gestionali proposti.
Il problema sta nel fatto che ancora oggi il management non è del tutto sensibile a questo argomento.
(Fonte: Management della Sanità)