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QualitiAmo - Alberto Moderatore
Registrato: 10/11/09 11:26 Messaggi: 4567
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Guerra Forumista classe "oro"
Registrato: 27/09/13 08:38 Messaggi: 5802
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Inviato: Mar Lug 05, 2016 2:10 pm Oggetto: |
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Io credo che il flow chart che si può creare sull'argomento "cambiare lavoro" sia più ramificato di quanto si racconta nell'articolo.
Si cambia per vari motivi, ma la prima ramificazione è:
- sono costretto a cambiare;
- decido volontariamente di cambiare.
Nella decisione volontaria si può discutere anche del colore del logo aziendale, nel primo caso ... _________________ "Le domande non sono mai indiscrete. Le risposte lo sono a volte"
Per qualche dollaro in più |
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rhox Forumista classe "oro"
Registrato: 05/05/15 12:57 Messaggi: 2134 Residenza: Prov. Torino
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Inviato: Mar Lug 05, 2016 5:16 pm Oggetto: |
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La maggior parte dei professionisti lascerebbe la sua azienda attuale per fare carriera (40%), ma ciò che davvero stupisce è notare come nel Belpaese, a differenza di quanto accade nel resto del mondo, essere in disaccordo con le decisioni prese dal gruppo dirigente della propria società, soprattutto in termini di etica e sostenibilità ambientale, sia una delle
motivazioni principali per cambiare occupazione, raggiungendo addirittura un valore pari al 24% e superando così nettamente le medie globali, ferme invece solo al 19%".
penso che questa frase meriti una riflessione: all'estero quanto è diffuso il disaccordo con la dirigenza? quante volte capita che debbano cambiare lavoro perchè il titolare dell'azienda fa cose assolutamente non condivisibili? ecc |
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Paoloruffatti Yoda
Registrato: 26/07/08 11:05 Messaggi: 4071
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Inviato: Mar Lug 05, 2016 10:24 pm Oggetto: |
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Ciao Rhox,
il fatto che proprio in Italia ci sia questo distacco tra dirigenza e subalterni , di molto superiore alla media mondiale, fa capire quanto sia indietro e magari supponente la dirigenza che sta attaccata come l'edera a concetti di organizzazione vecchi e stantii.....figurarsi in campo del rispetto ambientale!
Ti dirò che gia nel 1972 io cambiai, città e posto di lavoro [dopo solo 2,5 anni] perchè in un ambiente privato (bada bene: privato tecnologicamente all'avanguardia nel monodo) avevo avuto una crisi di identità: di fronte ad una pletora di Dirigenti che erano tutti sopra di me e avevano idee organizzative vecchie e stantie, ma che loro consideravano il non plus ultra, io mi chiedevo se il fesso ero io o loro in blocco.
Appena approdato alla nuova azienda, di stato, ebbi la prova che lo scemo non ero io.
Ciò mi fu detto senza tanti preamboli dall'AD della prima azienda, che mi aveva incontrato per caso in mezzo ad una visita pubblica e mi disse che avevano visto bene e che volevano, se fossi rimasto nella sua azienda, farmi dirigente a 29 anni in un ambiente di brontosauri dove la legge non scritta, ma rispettata, diceva che nessuno diventava dirigente prima dei 45 anni.
Questo non per lustrare le mie medaglie, ma per dirti che in un ambiente marcio organizzativamente, come l'Italia, dire che il Re è Nudo può sembrare una bestemmia, come diceva Andersen, ma spessissimo ci si azzecca! ..... come diceva quell'italico che con Andersen non aveva nulla da spartire!. |
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KK King of Kuality
Registrato: 23/04/09 14:36 Messaggi: 10266
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Inviato: Mer Lug 06, 2016 8:18 am Oggetto: |
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rhox ha scritto: | La maggior parte dei professionisti lascerebbe la sua azienda attuale per fare carriera (40%), ma ciò che davvero stupisce è notare come nel Belpaese, a differenza di quanto accade nel resto del mondo, essere in disaccordo con le decisioni prese dal gruppo dirigente della propria società, soprattutto in termini di etica e sostenibilità ambientale, sia una delle
motivazioni principali per cambiare occupazione, raggiungendo addirittura un valore pari al 24% e superando così nettamente le medie globali, ferme invece solo al 19%".
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Che poi parlano di "addirittura" un valore pari a 24% contro il 19% globale... che non è che sia poi tutto questo margine in più, stiamo parlando di 5 punti percentuali.
Mediamente è uno su 4 invece che uno su 5.
Vista la mia esperienza diretta con i nostri amatissimi imprenditori lombradi, sospetto che più che essere in disaccordo con etica e sostenibilità, ci sia proprio un malcontento legato al trattamento della propria principale risorsa: i dipendenti.
Contratti da fame, supponenza e arroganza nei comportamenti, ambienti di lavoro insostenibili sono la normalità, almeno nelle mie zone.
Purtroppo da anni e senza volerlo davvero, mi ritrovo ad essere un dipendente con la valigia.
Spero un giorno di trovare una stazione tranquilla a cui scendere, ma per il momento continuo a guardarmi intorno e i motivi sono quasi sempre quelli citati: contratti e stipendi non adeguati, ambienti di lavoro pessimi, nel mio caso anche cultura della qualità sotto zero, abbinata ad una cultura generale da scuole elementari.
(Raga ho imprenditori che sbagliano in quasi tutte le mail i verbi essere con la h... roba da terzo mondo!!) |
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