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Gli errori più comuni che si fanno durante il colloquio

 
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Autore Messaggio
QualitiAmo - Stefania
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Registrato: 16/09/07 18:37
Messaggi: 26589

MessaggioInviato: Ven Lug 01, 2011 2:08 pm    Oggetto: Gli errori più comuni che si fanno durante il colloquio Rispondi citando

Quali sono gli errori più comuni che si fanno durante il colloquio?

Andare al colloquio senza aver raccolto informazioni sull'azienda, non aver fatto il punto sulle proprie competenze in modo da poterne parlare in maniera sintetica ma completa, non aver chiari i propri obiettivi, arrivare in ritardo (!).
Sono solo alcuni degli errori più comuni fatti dai candidati.

Ce li illustra bene Forbes (traduzione automatica).
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Stefania - Staff di QualitiAmo

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filippo1974
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MessaggioInviato: Lun Lug 04, 2011 9:27 am    Oggetto: Rispondi citando

Mi sembra abbastanza lapalissiano che un candidato interessato a lavorare in un determinato posto sia almeno cosciente di che posto sia Smile

Volendo proiettare le considerazioni di questo articolo sulla realtà a cui sono abituato io, potrei parzialmente "giustificare" la mancata cura di documentarsi sull'azienda presso cui si sostiene il colloquio con il fatto che, in tempi di magra come questi, la gente preferisce intanto procurarsi un tot di opportunità, senza badare troppo a dove si va a finire. Con il rischio, ovviamente, di andare a cascare su impieghi che poco o nulla hanno a che fare con le competenze e gli obiettivi professionali del candidato.

Sorprendentemente non vedo citato, nell'articolo, un altro aspetto che nei colloqui che ho svolto ultimamente ho riscontrato in diversi casi e che alcuni tutorial su siti di recruitment italiani viene indicato come assolutamente da evitare: parlare male dei precedenti datori di lavoro. Il fatto che mi ha lasciato particolarmente interdetto è che lo stesso reparto HR dell'Azienda presso cui lavoro tende a sorvolare su questo comportamento, dando molto più peso al possesso delle competenze specifiche per la posizione aperta. Come dire: se il candidato appare essere una persona capace, anche se poi può diventare un cavallo imbizzarrito, ce lo portiamo a casa. Faccio fatica a condividere questo approccio, voi che ne pensate?

Ciao
Filippo
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Filippo
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MessaggioInviato: Lun Lug 04, 2011 9:38 am    Oggetto: Rispondi citando

Ciao filippo,

la penso assolutamente come te e trovo strano che vi siano enti HR che sorvolano questi aspetti.
Evidentemente non considerano prioritario, in quelle realtà, il lavoro di squadra.
Per lavorare bene in team sono certamente ben apprezzati i "campioni" ma se questi "talenti" hanno poi un approccio tale da rendersi problematici col resto del team...
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QualitiAmo - Stefania
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MessaggioInviato: Lun Lug 04, 2011 10:22 am    Oggetto: Rispondi citando

Ciao Filippo.
Come sai, se hai letto il nostro approccio alla preparazione del colloquio, consideriamo sicuramente poco intelligente parlare male del datore di lavoro precedente. Metterlo in cattiva luce, infatti, porta allo sviluppo di due evidenze che non dovrebbero lasciare indifferente chi si occupa di Risorse Umane:

- il candidato ha scelto il posto di lavoro precedente con leggerezza o senza comprenderne a fondo le dinamiche (cosa, in realtà, non sempre semplice da fare dall'esterno)

- il candidato che "sputa nel piatto dove ha mangiato" lascia sempre un po' di amaro in bocca, quasi come la persona che si fa trovare sotto la casa dell'ex-fidanzata o dell'ex-fidanzato per recriminare e per insultare il nuovo partner.

Però...

Sì, c'è un però.
Attenzione alla definizione che diamo di "cavallo imbizzarrito" perché inserirsi nel gruppo e non creare problemi non dovrebbe significare trasformarsi in yes-man e fare proprie tutte le idee del capo, giuste o sbagliate che siano.

In un'organizzazione aperta, lungimirante e desiderosa di crescere le opinioni diverse vanno sostenute e incoraggiate mentre mi pare proprio che in molte realtà non sia affatto così e, a quel punto, il cavallo mansueto rischia di essere semplicemente la cassa di risonanza del vertice aziendale e questo non arricchisce e non fa crescere.

Lo vediamo in mille realtà lavorative e non: chi ama circondarsi di persone tranquille e che non creano problemi, spesso cade nel vizio di assumere solo persone remissive o false, disposte a tenere segreti i loro pensieri più intimi per non disturbare chi ha il potere.

Le schedature dei dipendenti di triste memoria (riguardavano una nostra grande azienda, chissà se i più giovani le ricordano ancora...), l'evitare i "tipi problematici" e chi non la pensava nello stesso modo politicamente, il caldeggiare la promozione di "quello tranquillo" piuttosto che di quello più dotato sono atteggiamenti che a me, personalmente, fanno scendere un brivido lungo la spina dorsale e che oggi, proprio come ieri, vedo molto diffusi.

So che tu non intendevi certo propugnare un atteggiamento del genere ma è sempre meglio chiarire bene questo aspetto, soprattutto a vantaggio dei giovani amici che ci seguono e che muovono i primi passi nel mondo del lavoro.

Sicuramente dicendo sempre "" si fa carriera ma le organizzazioni che favoriscono questo percorso sono davvero i dinosauri della nostra economia, almeno per me. Wink
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MessaggioInviato: Lun Lug 04, 2011 10:49 am    Oggetto: Rispondi citando

QualitiAmo - Stefania ha scritto:
...quasi come la persona che si fa trovare sotto la casa dell'ex-fidanzata o dell'ex-fidanzato per recriminare e per insultare il nuovo partner.

Quello si chiama stalking ed oggi, finalmente, è un reato penale. Scusate se vado brevemente fuori tema ma per me la libertà delle donne è "sacra" e concorderò sempre con qualsiasi inasprimento di sanzioni per chi compie qualsiasi tipo di sopruso verso l'altra metà del cielo.

Tornando a noi:
QualitiAmo - Stefania ha scritto:
Però...
Sì, c'è un però.
Attenzione alla definizione che diamo di "cavallo imbizzarrito" perché inserirsi nel gruppo e non creare problemi non dovrebbe significare trasformarsi in yes-man e fare proprie tutte le idee del capo, giuste o sbagliate che siano.

Credo che anche Filippo intendesse questo, ma hai fatto bene a specificarlo.

In ogni caso, per quanto si possa avere avuto ragione riguardo le vicende con la precedente Azienda, parlarne male è un approccio, a mio avviso, da "kamikaze" e che comunque, nella migliore dell ipotesi, sottrae tempo prezioso al colloquio che altrimenti poteva essere usato per parlare bene di se stessi.

Ciacciao
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QualitiAmo - Stefania
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MessaggioInviato: Lun Lug 04, 2011 11:16 am    Oggetto: Rispondi citando

Quality ha scritto:
Quello si chiama stalking ed oggi, finalmente, è un reato penale. Scusate se vado brevemente fuori tema ma per me la libertà delle donne è "sacra" e concorderò sempre con qualsiasi inasprimento di sanzioni per chi compie qualsiasi tipo di sopruso verso l'altra metà del cielo.


Il paragone l'ho utilizzato, forzandolo, per sottolineare quanto sia brutto prendersela con chi, in passato, ha costituito una parte importante di noi: persona o lavoro che fosse.

Qualche precisazione sullo stalking visto che vi ho portato fuori tema:

- non riguarda solo le donne ma le molestie in generale (la legge è stata utilizzata addirittura contro testate giornalistiche, con grande felicità dei tribunali che già non stanno dietro a ciò che devono fare)

- così com'è, a giudizio di molti esperti del diritto, è inefficace (mancano i parametri di riferimento specifici per definire con esattezza il reato).
Si deve provare, infatti, il danno psicologico alla vittima e non il comportamento delittuoso.

Ora, parlando di soggettività e oggettività, capiamo tutti perché questo passo è del tutto inefficace se si vogliono davvero difendere i più deboli.
Se punisco il danno causato alla vittima invece del comportamento persecutorio dello stalker, capite bene che una vittima più forte dal punto di vista psicologico ha ben poche possibilità di far valere le proprie ragioni in un tribunale.

Ciò che la legge chiama “grave stato di ansia e di paura” e “fondato timore”, infatti, sono criteri che difficilmente possono essere resi oggettivamente in aula. Secondo voi per difendersi non basta un bravo e costoso avvocato?

- Una vittima che oggi si espone facendo denuncia per stalking potrebbe trovarsi in una situazione ancora più critica se il reato non è provato (e lo è difficilmente viste le premesse di cui sopra) e se non è adeguatamente protetta da una rete che coinvolga le forze dell'ordine, i presidi sanitari e quelli sociali. Devo ricordarvi i tagli che hanno avuto tutti questi servizi assolutamente fondamentali? Sad

Io sono abbastanza scettica davanti a certi "proclami". A due anni dall'entrata in vigore della legge abbiamo avuto un aumento mostruoso delle denunce ma ben pochi stalker in prigione. Purtroppo le buone intenzioni non bastano quasi mai quando parliamo di Diritto.
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Stefania - Staff di QualitiAmo

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MessaggioInviato: Lun Lug 04, 2011 11:31 am    Oggetto: Rispondi citando

Ciao Stefania,

concordo su tutto ciò che hai scritto.

La mia non voleva essere una palese soddisfazione della legge così comè (con relativi proclami) anzi... tuttavia è un (piccolissimo) passo avanti rispetto al passato, dove non era previsto nulla.

Si può (e si deve) fare molto di più.
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