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E se la colpa fosse dei genitori?
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QualitiAmo - Stefania
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MessaggioInviato: Gio Set 02, 2010 4:05 pm    Oggetto: E se la colpa fosse dei genitori? Rispondi citando

Un articolo tratto da Repubblica

La corrispondenza tra casa e scuola è mutata E un preside francese l´ha raccolta in un libro "Prof, mio figlio è innocente" l´arte dei genitori di giustificare Secondo l´autore da questi scritti si comprende "come le famiglie ci stiano delegittimando" Per "assolvere" i propri pargoli c´è anche chi fa paragoni con gli scandali politici

ANAIS GINORI

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Che tocca fare per difendere a scuola i propri pargoli. Ogni scusa è buona. "Non dia troppi brutti voti a mio figlio. Anche Einstein era un cattivo alunno e lei non può sapere quale futuro lo aspetta". Si può sfiorare persino la rissa. "Un´altra punizione! Stéphane mi dice che è innocente e io gli credo. Il suo metodo di insegnamento si basa sull´accanimento pedagogico". E la tutela a oltranza del figliolo può diventare un esercizio di pura fantascienza. "Lei mi chiede di scusarmi per il ritardo esagerato di Charlotte. Ma non pensa che in questo momento, in cui si registrano segnali di un imminente scoppio della terza guerra mondiale, si dovrebbe pensare ad altro?".
Il repertorio delle giustificazioni dei genitori è così vasto, e per certi versi inaspettato, che Patrice Romain ha deciso di scriverci un libro. Il suo "Mots d´excuse", appena pubblicato, esce nei giorni del rientro nelle amate/odiate scuole, che in Francia riaprono oggi. Dodici milioni di alunni tornano in classe e c´è da scommettere che, anche quest´anno, ogni insegnante avrà il suo florilegio di giustificazioni. Nella sua ventennale carriera, prima da maestro e poi da preside nei licei, Romain ne ha collezionato migliaia. Tenere, ironiche, surreali, spesso polemiche o rivendicative. Al centro di tutto, c´è il rapporto tra famiglie e maestri, non sempre facile. «Da quando ho incominciato a insegnare, la tensione con i genitori è aumentata» racconta Romain che ha riversato nella raccolta forse anche un po´ della sua frustrazione. E osserva: «Mancano rispetto e fiducia reciproca». Le regole, aggiunge, non sono più considerate tali. Appuntamenti per i colloqui a scuola disdetti all´improvviso ("Io devo lavorare, non mi paga mica la scuola"), contestazioni formali ("Johnny non verrà mai più alle lezioni del sabato, è una grossa scocciatura"). Si trovano anche piccole perle di retorica. Ad esempio il commento di una madre davanti alla punizione del figlio. "Le consiglio di abbonarsi al Canard Enchainé (settimanale francese, ndr). In questo modo - suggerisce la mamma al maestro - potrà valutare che quello che ha fatto mio figlio a scuola è niente rispetto a quello che abitualmente viene commesso da politici e manager del nostro Paese".
Spesso le scuse più bizzarre sono il segno di un´incapacità. "Lasci stare Mike, anch´io non so più cosa fare con lui", scrive un´altra madre. Altre famiglie reagiscono con sottili minacce: "La informo che l´ho vista e sentita questa notte. Sarò muta come una tomba ma pensi al suo futuro quando punirà ancora mio figlio". Per fortuna, ogni tanto arriva anche un po´ di riconoscenza. "Grazie di aver promosso Sandrine, davvero non se lo meritava".
Gli aspetti comici e paradossali di questo tipo di corrispondenza scolastica sono universali. In Italia il sito "Sette in condotta" ha raccolto alcuni dei messaggi più originali tra genitori e maestri. "Giustifico mio figlio Fabio per l´assenza del 8 aprile 1999 per lutto, per la scomparsa del criceto della zia". Oppure, ancora: "Gentilissimo professore, la prego di voler giustificare mio figlio Vincenzo per non aver studiato storia a causa di una forte crisi d´identità". Patrice Romain è convinto che questi espedienti non facciano bene ai ragazzi. «C´è una deligittimazione del nostro ruolo - avverte - Certi genitori non capiscono che dovremmo camminare insieme, insegnanti e famiglie, per il bene degli alunni». Il suo "Mots d´excuse" sta già suscitando reazioni sui blog della scuola, con un nuovo capitolo di scambi e reciproche accuse. «Ma molte di queste giustificazioni - conclude Romain - fanno tenerezza. Ormai non mi arrabbio più, perché sono tutti genitori che adorano i figli e cercano di proteggerli». Anche a costo di perdere la ragione.

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Portello
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MessaggioInviato: Gio Set 02, 2010 4:15 pm    Oggetto: Rispondi citando

Questo mi fa venire in mente un simpaticissimo insegnante/genitore che mi raccontava:

1) quando ero piccolo non andavo bene a scuola perchè non mi applicavo,
2) quando ho cominciato ad insegnare gli studenti non andavano bene a scuola perchè non ero capace di motivare/insegnare io,
3) adesso che sono padre gli insegnanti mi dicono che i miei figli non vanno bene a scuola perchè i loro genitori non fanno abbastanza.

E' un mondo difficile...
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MessaggioInviato: Gio Set 02, 2010 4:23 pm    Oggetto: Rispondi citando


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MessaggioInviato: Gio Set 02, 2010 6:47 pm    Oggetto: Rispondi citando

Il primo commento è che la scuola non si è adeguata al passaggio dalla fase "autoritaria" a quella dell'"autorevolezza". All'insegnante viene richiesto di essere autorevole per comportamento e capacità, il titolo e la posizione non sono più una garanzia di essere rispettato ed esente da critiche.

Il secondo commento è che i genitori trovano più facile forzare gli insegnanti che redimere i propri figli. Il risultato della promozione è ai loro occhi il medesimo.


Appena laureato ho fatto l'insegnante a dei periti negli ultimi tre mesi dell'anno. Non capivo i voti dei miei predecessori (erano stati 4 o 5 nel medesimo anno scolastico). Erano stati esageratamente di manica larga. Così i 10 sono diventati subito 6.5, gli 8 5, i 7 4. Subito ho chiarito il metro di misura ai ragazzi prima ancora del primo compito e a tal metro mi sono attenuto fino alla fine. Difronte al loro lamentarsi che la continuità formativa e le lacune dovute agli insegnati precedenti, ho proposto di incontrarci i pomeriggi per dei corsi di recupero (lezioni che non mi venivano retribuite, la scuola metteva solo le aule).
Al primo tentativo di lagnarsi di un genitore al primo ricevimento ho semplicemente esposto la situazione e cosa stavo facendo: i genitori hanno capito e hanno collaborato senza più fiatare.
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MessaggioInviato: Ven Set 03, 2010 8:35 am    Oggetto: Rispondi citando

2p71828 ha scritto:
Il primo commento è che la scuola non si è adeguata al passaggio dalla fase "autoritaria" a quella dell'"autorevolezza". All'insegnante viene richiesto di essere autorevole per comportamento e capacità, il titolo e la posizione non sono più una garanzia di essere rispettato ed esente da critiche.

Mi piace sottolineare questo aspetto perchè riconduce ad una mia idea: la scuola è ancora concepita per formare operai da catena di montaggio, impiegati da burocrazia. Non è rivolta a produrre capacità personali che si possano esprimere al di fuori di modalità e/o strutture rigide e di "istituzioni totali".
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2p71828
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MessaggioInviato: Dom Set 05, 2010 1:06 pm    Oggetto: Rispondi citando

per Portello,
secondo me sono gli studenti che affrontano la scuola come si recassero alla linea di montaggio in ruolo di interinali: Facciamo passare queste 5 ore per 6 giorni alla settimana al minimo sforzo e con il minimo danno. Trascurano il fatto che nella linea di montaggio sarebbero risorse da sfruttare, mentre a scuola sono i clienti che dovrebbero esigere il miglior servizio (che non è il 7 politico, il compito facile etc)
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MessaggioInviato: Lun Set 06, 2010 10:36 am    Oggetto: Rispondi citando

2p71828 ha scritto:
per Portello,
secondo me sono gli studenti che affrontano la scuola come si recassero alla linea di montaggio in ruolo di interinali: Facciamo passare queste 5 ore per 6 giorni alla settimana al minimo sforzo e con il minimo danno. Trascurano il fatto che nella linea di montaggio sarebbero risorse da sfruttare, mentre a scuola sono i clienti che dovrebbero esigere il miglior servizio (che non è il 7 politico, il compito facile etc)

Sono d'accordo, ma chi deve fare il primo passo per cambiare?
Te lo immagini lo studente che si permette di dire che Leopardi era semplicemente un timidone e che avesse avuto l'iPod non avrebbe rotto poi così tanto? Quale sarebbe la reazione del professore classico? Secondo te raccoglie la provocazione e la sfrutta per trasmettere qualcosa di adatto ai ragazzi di oggi? Oppure si limita a segnarsi il nome del "ribelle" per affossarlo alla prossima interrogazione?
E questo non è in fondo l'atteggiamento che ha trovato ognuno di noi quando ha cominciato a lavorare? "Chi è questo pischello che arriva e si crede di poter fare come dice lui"?
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2p71828
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MessaggioInviato: Lun Set 06, 2010 6:42 pm    Oggetto: Rispondi citando

Per Portello,
quando ero al liceo ci permettevamo di esprimere giudizi motivandoli e dimostrando comunque di padroneggiare la materia/argomento.
Se ritenevamo che una traduzione di latino del prof non fosse corretta esponevamo i nostri dubbi.
Per gli autori di letteratura, dopo averli studiati, non lesinavamo critiche e giudizi anche nei compiti scritti.
Tutto ciò era apprezzato, (tieni conto che come classe ci recammo dal preside affinchè sostituisse il supplente di storia perchè palesemente impreparato e poco lavorativo, un'altra classe avrebbe di contro gioito per l'assenza in pratica di una materia).
Eravamo più liberi allora che all'università o dopo essere entrati nel mondo del lavoro.

Nella scuola il problema è la massa critica ovvero se una percentuale congrua di alunni inizia a "sabotare" le lezioni (- richiedendo di rispiegare cose che non si sono volute ripassare a casa o solo per rallentare il programma;- con assenze strategiche: - intervenendo a sproposito etc) tutti ci rimettono e il professore non può far altro che insegnare sulla "difensiva".


alcuni mesi fa mi sono indignato quando un noto attore, presente in una fiction trasmessa da rai1, faceva un appello al presidente della repubblica in un telegiornale affinchè si prodigasse per fornire un vitalizio ad una attrice che dopo aver dilapidato ogni avere, essere passata nel tunnel della droga ora si trova in uno stato di indigenza, per l'alto valore culturale svolto quando era attrice.

i motivi della mia indignazione sono
1) l'attore che si appellava al presidente percepisce compensi in un anno che io nemmeno sommando gli stipendi dei prossimi 20 anni riesco a raggiungere. Consiglierei di fare una colletta tra i suoi amici (specie quelli che risiedono a montecarlo etc) anzichè prelevare i soldi dall'imps, soldi che sono dei veri lavoratori che si alzano all'alba e lavorano 8 ore per 220 giorni all'anno per almeno 35 anni
2) l'attrice aveva dilapidato una fortuna, e da quanto capito non aveva versato i contributi (altrimenti avrebbe la pensione). Cosa dovremmo dire ai pensionati futuri: scusate abbiamo ricalcolato (=ridotto) la vostra futura pensione perchè le casse piangono e stiamo dando vitalizi a chi ha sperperato tutto?.
3)recitare in dei film non penso sia un contributo alla cultura italiana. (In generale non capisco i meriti degli attori quando ricevono onorificenze (cavaliere della repubblica etc)) tra l'altro l'attrice era stata in passato arrestata per uso di droga quindi non è certo un esempio da seguire
4) con tutti i cassa-integrati per delocalizzazione che ci sono, non c'è almeno uno più meritevole con famiglia a carico?
5) I telegiornali a cosa servono? ad avallare acriticamente petizioni di questo genere?

Se il mondo del successo "celebrato" sono le veline, il grande fratello, gli attori, "er calippo", le esagerazioni etc. con che spirito un giovane dovrebbe impegnarsi?
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MessaggioInviato: Lun Set 06, 2010 7:11 pm    Oggetto: Rispondi citando

Aggiungo una notizia del telegiornale

in Giappone vista la crisi per ripristinare il predominio sul mercato hanno aumentato le pagine del testo delle scuole elementari di 1000 unità per un totale di 6000 pagine che uno studente deve studiare (spero nell'arco dei 5 anni). Forse hanno un'altra visione di cosa serva la scuola.
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MessaggioInviato: Mar Set 07, 2010 8:32 am    Oggetto: Rispondi citando

pienamente d'accordo sull'attrice in rovina... ho avuto la tua stessa reazione!

per il discorso legato alla scuola, io temo che sia un po' più di ampio respiro, ovvero che sia proprio il sistema italiano creato negli ultimi vent'anni che abbia generato questo cambio di vedute.

E' cambiato il mondo intorno agli insegnanti (sistema scolastico), ai genitori (mondo del lavoro, costo della vita, valori sociali) e agli studenti (modelli da seguire).
Non penso che vi sia una sola causa ma tutte queste ed altre ancora.
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MessaggioInviato: Mar Set 07, 2010 8:46 am    Oggetto: Rispondi citando

2p71828 ha scritto:
3)recitare in dei film non penso sia un contributo alla cultura italiana. (In generale non capisco i meriti degli attori quando ricevono onorificenze (cavaliere della repubblica etc)


No, su questo non sono proprio d'accordo. Vogliamo parlare di gente come Toni Servillo che fanno conoscere il cinema italiano in tutto il mondo? Il cinema è cultura, esattamente come la letteratura o la musica. E' giusto che certe persone ricevano riconoscimenti anche in patria oltre che all'estero.
Il problema è che qui da noi tutti guardano i film con Boldi e pochi conoscono i film di Paolo Sorrentino ma questo non significa che il cinema italiano non sia pienamente in salute. Sad

Per caso riuscite a trovare la notizia dell'aumento delle pagine nei libri giapponesi per la scuola? Non l'ho ancora letta... Embarassed
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MessaggioInviato: Mar Set 07, 2010 4:09 pm    Oggetto: Rispondi citando

per Stefania
1) la notizia era sul tg2


2) sugli attori.
Il regista, lo sceneggiatore, il direttore alla fotografia forniscono un contributo alla cultura.
Il contributo alla cultura dell'attore è inferiore al mio quando presto un libro. Al massimo è in senso lato un artista.
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MessaggioInviato: Mar Set 07, 2010 4:27 pm    Oggetto: Rispondi citando

2p71828 ha scritto:
Il regista, lo sceneggiatore, il direttore alla fotografia forniscono un contributo alla cultura.
Il contributo alla cultura dell'attore è inferiore al mio quando presto un libro. Al massimo è in senso lato un artista.


paura1 Ma scusa, l'arte non costruisce la nostra cultura?

Un film è un prodotto culturale grazie ad un lavoro di squadra, esattamente come l'opera entra a far parte della nostra cultura attraverso la voce del tenore o del soprano che la interpreta. Non è grazie alla nostra cultura che preferiamo l'esecuzione di un musicista a quella di un altro? E non fa parte del nostro patrimonio culturale ricordare un balletto interpretato da Nureyev piuttosto che da Bolle?
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MessaggioInviato: Mar Set 07, 2010 6:00 pm    Oggetto: Rispondi citando

E' inutile che insisti gli attori sono al massimo dei mezzi in mano al regista.
Con la tua logica anche l'operaio in rilegatoria farebbe cultura.

Se i ballerini fanno cultura, la fanno anche gli atleti etc.

Mi sembra che confondi il contenuto con il contenitore o con l'esplicazione sensitiva.

Un film è un prodotto artistico (quando lo è) con delle ricadute culturali che dipendono dal regista e dallo sceneggiatore.

Un tempo gli attori etc. mendicavano il cibo ora sembrano dei semidei.
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MessaggioInviato: Mar Set 07, 2010 6:39 pm    Oggetto: Rispondi citando

2p71828 ha scritto:
E' inutile che insisti gli attori sono al massimo dei mezzi in mano al regista.


E' una tua opinione e, come tale, rispettabile. Non pretendere, però, di convincermi usando come argomentazione "è inutile che insisti".

2p71828 ha scritto:
Con la tua logica anche l'operaio in rilegatoria farebbe cultura.


Un operaio esegue ciò che gli viene chiesto di fare, può essere bravissimo ma il pezzo che costruisce non cambia grazie alla sua bravura se è stato progettato bene. Certo conta l'esperienza e sicuramente conterà la bravura nel fare un lavoro ma il pezzo non va "interpretato".

Un attore, al contrario, interpreta una parte mettendoci dentro se stesso e per provare la differenza si potrebbe prendere un po' di persone del nostro forum e provare a farle recitare con la regia di Forman o Kazan. Pensi davvero che sarebbero guardabili?
Forse bisogna semplicemente chiarire quali film intendiamo facciano cultura e da lì passare agli attori. Credo che il problema sia solo questo.
Un bravo regista può passare anni a cercare l'attore giusto. Sarebbe una fatica inutile se la regia, la fotografia e la sceneggiatura bastassero a fare di un film un capolavoro, no?

2p71828 ha scritto:
Se i ballerini fanno cultura, la fanno anche gli atleti etc.


Gli atleti fanno sport. Al massimo, se hanno il cervello, possono contribuire a trasmettere la cultura dello sport che è fondata sull'etica, sul rispetto dell'avversario, sulla correttezza, ecc.

2p71828 ha scritto:
Un film è un prodotto artistico (quando lo è) con delle ricadute culturali che dipendono dal regista e dallo sceneggiatore.


Pensi davvero che una commedia di De Filippo sarebbe la stessa se fosse recitata da me? Sarebbe cultura? Dubito che certo teatro avrebbe fatto tanta strada se sul palco non avessimo visto De Filippo stesso o i suoi familiari.
Puoi fare una prova tu stesso: leggi un testo di una sua commedia e poi guarda la stessa commedia recitata da lui. E' davvero la stessa cosa?

2p71828 ha scritto:
Un tempo gli attori etc. mendicavano il cibo ora sembrano dei semidei.


Mai preteso di vederli come semidei ma dire che un bravo attore non contribuisca a fare cultura, scusa, ma mi sembra non avere proprio senso.
L'attore è un artista e l'arte è una componente della cultura e su questo non ci piove.

Diverso, ovviamente, è il discorso di chi legge pubblicamente un libro: può essere anche un cane ma il testo rimarrà comunque bello o brutto (al massimo, senza un valido interprete, annoierà e non farà nascere cultura laddove vogliamo seminarla).
Un film, però, si compone di molte più dimensioni e quella dell'attore è una delle principali. Interi script sono stati riscritti pensandoli nelle corde di un attore specifico.

Detto questo, non cercherò di convincerti ulteriormente.

Buona serata.
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