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QualitiAmo - Stefania Moderatore
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Registrato: 16/09/07 18:37 Messaggi: 26589
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Inviato: Mar Feb 08, 2011 3:27 pm Oggetto: Riscopriamo l'etica |
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Oggi Repubblica riporta una bella intervista in cui si parla di etica. Ve ne riporto alcuni stralci.
In cosa crediamo? Quali sono le credenze civili, religiose, politiche, scientifiche, su cui si regge la società?
La risposta si fa particolarmente difficile in un mondo come il nostro, che vede le credenze tradizionali – oggetto di una costante erosione – trasformarsi in surrogati, con il conseguente dilagare delle più diverse
forme di superstizione.
(...)
Proveremo a trattare la questione “credere, credenza”, affrontandola
da diversi punti di vista.
E partiremo chiedendo l’aiuto di un filosofo italiano di fama internazionale: Giorgio Agamben.
«Nella nostra cultura esistono due modelli di esperienza della parola. Il primo modello è di tipo assertivo: due più due fa quattro, Cristo è risorto il terzo giorno, i corpi cadono secondo la legge di gravità. Questo genere di proposizioni sono caratterizzate dal fatto che rimandano sempre a un
valore di verità oggettivo, alla coppia vero-falso.»
(..)
«Esiste però un altro, immenso ambito di parola del quale sembriamo
esserci dimenticati, che rimanda, per usare l’intuizione di Foucault,
all’idea di “veridizione”. Lì valgono altri criteri, che non rispondono
alla separazione secca tra il vero e il falso. Lì il soggetto che pronuncia una data parola si mette in gioco in ciò che dice.»
(...)
«Si afferma che per agire bene bisogna disporre di un sistema di credenze
prefissato. Dunque, agirebbe bene soltanto colui che ha una serie di principi a cui deve conformarsi. È il modello kantiano, ancora imperante, che definiscel’etica come dovere di obbedire a una legge.
Quando lavoravo sull’idea di “testimonianza”, mi colpì la storia di una ragazza che, sottoposta a tortura dalla Gestapo, aveva rifiutato di
rivelare i nomi dei suoi compagni.
A chi più tardi le chiese in nome di quali principi era riuscita a farlo, rispose soltanto “l’ho fatto perché così mi piaceva”.
L’etica non significa obbedire a un dovere, significa mettersi in gioco: in
ciò che si pensa, si dice e si crede».
(...)
«Viviamo in società abitate da un Io ipertrofico, gigantesco, nel quale però nessuno, preso singolarmente, può riconoscersi. Bisognerebbe
tornare all’ultimo Foucault, quando rifletteva sulla “cura di sé”, sulla “pratica di sé”.
Oggi è rarissimo incontrare persone che sperimentino quella che Benjamin chiamava la droga che prendiamo in solitudine: l’incontro con sé stessi, con le proprie speranze, i propri ricordi e le proprie dimenticanze.» _________________ Stefania - Staff di QualitiAmo
ISO 9001:2015 - SI AGGIUNGE ALLA COLLANA DEI LIBRI DI QUALITIAMO IL NUOVO TESTO CHE SVELA I SEGRETI DELLA FUTURA NORMA
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