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Orari di lavoro

 
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Autore Messaggio
QualitiAmo - Stefania
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Registrato: 16/09/07 18:37
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MessaggioInviato: Ven Set 10, 2010 4:43 pm    Oggetto: Orari di lavoro Rispondi citando

Il Sole 24 Ore chiede più coraggio sugli orari di lavoro...
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Stefania - Staff di QualitiAmo

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Paoloruffatti
Yoda


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MessaggioInviato: Ven Set 10, 2010 10:47 pm    Oggetto: Rispondi citando

L'autrice dell'articolo non è una giornalista ma è la presidente dell'ordine dei consulenti del lavoro [non facciamo confusione: i "consulenti del lavoro" sono dei commercialisti che sanno tutto di paghe e contributi, ma ho paura che non sappiano nulla dell'organizzazione del lavoro e ancor meno di tematiche della sicurezza sul lavoro]

Io mi sentirei di consigliare all'autrice di andarsi a leggere le statistiche degli orari della giornata lavorativa in cui si concentrano gli infortuni.

La Signora Marcegaglia che predicava la liberalizzazione degli straordinari, temo misconosca le statistiche già note negli anni '30 del secolo scorso e riconfermate fino ai nostri giorni , che fanno vedere che il rendimento di una persona stanca al pomeriggio, rende attorno al 50-60 % della resa media giornaliera, con un sovracosto del 25%.
In pratica fare straordinario specie per lavori ripetitivi, o pesanti, è una pazzia tecnica e che certamente non fa aumentare la produttività come sbandierano in TV a d ogni piè sospinto certi sedicenti imprenditori.

Capisco che la redattrice dell'articolo sia rimasta affascinata dal metodo di gestione flessibile delle presenze chiamato "multiperiodale", ma potremmo discutere un sacco non tanto sul concetto romantico, quanto sull'organizzazione del lavoro con questo tipo di flessibilità.

Un primo mal utilizzo di questo sistema sarebbe quello che succede ora in fiat, che ad agosto invece di fare le ferie a causa dei cali stagionali delle vendite, mette tutti gli operai sulle nostre spalle, cioè in cassa integrazione; lo fa da sempre (suscitando le proteste di tutti gli altri produttori mondiali di auto per gli evidenti "aiuti di stato") e guarda caso leggendo i loro bilanci si scopre che gli utili coincidono con il valore di dette casse integrazione: stiamo parlando di 1000- 1500 miliardi delle vecchie lire ogni anno!

Ho paura che troppi dilettanti pontifichino su questi argomenti.

Quello che pochi dicono invece è che se si vuole davvero recuperare efficienza (e non di poche unità %) basta rivedere i sistemi organizzativi e/o investire soldi in ricerca, in innovazione organizzativa e tecnologica e/o in dotazioni tecniche: frustare i lavoratori per recuperare efficienza è una vaccata in terminis: proprio il tanto frainteso Taylor diceva queste cose (con altri termini!).
Ciao Stefania
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QualitiAmo - Stefania
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Registrato: 16/09/07 18:37
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MessaggioInviato: Sab Set 11, 2010 8:09 am    Oggetto: Rispondi citando

Non potrei essere più d'accordo con te, Paolo!

Sono sempre stata una sostenitrice della tesi che gli straordinari debbano essere, per l'appunto,"straordinari".
Se diventano ordinari c'è qualcosa che non va. Può trattarsi di un problema di organico (ma non può e non deve durare per sempre), possiamo avere delle persone che non sono adatte a fare quello che abbiamo loro affidato, oppure può trattarsi di una distribuzione di compiti errata ad una risorsa che ha già lavoro per 8 ore al giorno.

Le crisi non si superano con gli straordinari ma imparando a lavorare bene e a mettere a frutto idee e coraggio.
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2p71828
Qualità è precisione


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MessaggioInviato: Lun Set 13, 2010 7:10 pm    Oggetto: Rispondi citando

a conforto di quando affermato da Paolo,

nel periodo di crisi della fiat per cui lo stato forniva incentivi etc per avere una nuova panda dopo 4 mesi dal lancio commerciale, quindi con linee a regime, si doveva aspettare 9 mesi per la consegna.
E' così è stato anche nelle altre crisi, da una parte si dichiarava che le vendite erano in calo, dall'altra si chiedeva al cliente di aspettare mesi e mesi in caso di acquisto.
Morale le linee non sono lean nè sembrano essere state progettate a tal scopo. Fin quando non si raggiunge un numero congruo di ordini non si produce (non si rischiano auto nei piazzali invendute) e d'altra parte se il numero di ordini è superiore alle attese si creano code.
questa rigidità dovrebbe essere sopperita dai lavoratori che non potrebbero più pianificare battesimi, gite, ferie tanto per fare un esempio.

da un punto di vista strettamente qualitativo vi posso assicurare che, per le mie osservazioni esperienza dirette, quando una risorsa lavora il sabato o la domenica durante la settimana successiva è portata a commettere errori anche gravi.
Da una settimana sto eseguendo un audit documentale e trovo di quelle cose che fanno paura, ma considerando lo stress degli straordinari festivi non mi sento di bastonare gli operatori per gli errori.
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QualitiAmo - Stefania
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Registrato: 16/09/07 18:37
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MessaggioInviato: Gio Set 23, 2010 1:18 pm    Oggetto: Rispondi citando

Torniamo sul tema degli orari di lavoro con questo articolo di Avvenire: "La spinta delle ore lavorate".
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Paoloruffatti
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MessaggioInviato: Gio Set 23, 2010 3:22 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ma chi l'ha detto che noi dobbiamo sacrificare il nostro essere al Moloc PIL?

E' tutto vero quello che dice Pennisi, ad esempio che gli americani lavorano più di tutti perchè hanno una paura fottuta di perdere posto di lavoro.
E non fatico a capire che il lavoratore italiano, disinformato totalmente su che cosa è successo (crisi finanziaria accuratamente nascosta in Italia dai media filo governativi, al motto di "tutto va ben madama la marchesa") creda ancora di vivere nella sindacatocrazia anni '70 [un operaio del sud che lavorava a Legnano, mi disse un giorno "a me mi spettano 6 mesi di mutua all'anno!,a stipendio pieno", volendo significare, non che POTEVA ususfruire di quel periodo massimo di copertura per malattia, ma che "GLI SPETTAVA DI DIRITTO" stare a casa pagato 6 mesi all'anno in malattia vera o finta che fosse].

Oggi, se parlate con molti impiegati statali li vedete completamente tranquilli e rilassati: per loro il tempo non è passato, il crollo mondiale attuale è una favoletta lontana di cui gli giungono echi ovattati.

Tornando alla filosofia la enorme differenza tra le due scuole di pensiero si attestano sui due poli opposti del "lavorare per vivere" e "vivere per lavorare": è l'eterno dilemma. Tutte le filosofie di sviluppo industriale ovviamente propendono per la prima, passando sopra all'individuo con il loro schiacciasassi che si chiama PIL . (sarebbe da capire se si tratta davvero di "sviluppo" o inviluppo sociale)

.... oddio! ...che sia diventato marxistà? ...una volta dissi , guardato con sospetto da qualcuno, che Marx in fondo era un copione, perchè ha scopiazzato la dottrina sociale della chiesa (quella vera), solo sostituendo l'allocuzione "amore per il prossimo" con "lotta di classe", ma in fondo entrambi arrivavano alle stesse conclusioni! ... non mi hanno mai smentito.
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QualitiAmo - Stefania
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MessaggioInviato: Gio Set 23, 2010 4:32 pm    Oggetto: Rispondi citando

Paoloruffatti ha scritto:
.... oddio! ...che sia diventato marxistà? ...una volta dissi , guardato con sospetto da qualcuno, che Marx in fondo era un copione, perchè ha scopiazzato la dottrina sociale della chiesa (quella vera), solo sostituendo l'allocuzione "amore per il prossimo" con "lotta di classe", ma in fondo entrambi arrivavano alle stesse conclusioni! ... non mi hanno mai smentito.


Nel senso lato della parola "politica", Cristo fu il primo comunista della storia (e qualche prete degno di stima lo ricorda a chi oggi si mostra sordo nei fatti e religioso nelle parole). Wink

Ovviamente parlo di dottrina e non di applicazione, ci mancherebbe. L'applicazione devono ancora imparare a farla tutti, soprattutto quelli che predicano bene e razzolano male o che si sono dimenticati una verità che dovrebbe essere tale per tutti: "gli uomini sono tutti uguali" (e qui non c'entra la religione, c'entra l'intelligenza).

L'arte di ribaltare la frittata e di rivendicare che le posizioni devono, invece, essere per forza antitetiche ecco, quella è la vera antipolitica (non quella che vorrebbero classificassimo come tale).

Se chi va in chiesa si soffermasse a leggere Marx, vedrebbe come le sue posizioni sono assolutamente conciliabili con quelle del temuto comunista. Forse perché rimaniamo nella sfera della teoria, chissà.
Ma c'è già pronta una parola anche per definire chi abbozza un ragionamento simile: cattocomunista! Sigh... Sad

E' inutile, Paolo, quando si toglie il significato alle parole è l'inizio della fine. Rifaremo le Crociate (già abbiamo iniziato...)
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