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Se il laureato guadagna meno dell'operaio
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Autore Messaggio
QualitiAmo - Stefania
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MessaggioInviato: Ven Giu 18, 2010 1:53 pm    Oggetto: Se il laureato guadagna meno dell'operaio Rispondi citando

Serve ancora la laurea? "Se il laureato guadagna meno dell'operaio", se ne parla in questo articolo.
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Stefania - Staff di QualitiAmo

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moonsweet
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MessaggioInviato: Mar Giu 22, 2010 10:08 am    Oggetto: Rispondi citando

Toglierei il se dalla domanda....

La laurea penalizza (nel mondo del lavoro!)
E' uno dei motivi per cui, da più di 1 anno, mi mancano 2 esami per laurearmi e non li faccio...


****
in tutto questo disgusto per il sistema che non funziona ci tengo a precisare che ritengo l'istruzione e la conoscenza siano i beni più importanti che si possano trasmettere.

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mascalzone79
Masaniello della qualità


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Messaggi: 1347

MessaggioInviato: Mar Giu 22, 2010 10:47 am    Oggetto: Rispondi citando

Io direi che al momento, data la crisi, penalizza l'essere una figura non operativa, perché si tende a conservare l'operativo e a ridurre i costi di dirigenti, impiegati e figure tecniche non operative.
Se poi penalizza o meno l'essere laureato, vi posso dire per esperienza personale che oggi, da non laureato, guadagno più di miei amici ingegneri laureati...Anche se di contro ho dovuto fare una gavetta più lunga della loro.
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KK
King of Kuality


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Messaggi: 10266

MessaggioInviato: Mar Giu 22, 2010 11:50 am    Oggetto: Rispondi citando

mascalzone79 ha scritto:

Se poi penalizza o meno l'essere laureato, vi posso dire per esperienza personale che oggi, da non laureato, guadagno più di miei amici ingegneri laureati...Anche se di contro ho dovuto fare una gavetta più lunga della loro.


Confermo, io sono uno dei pochi non laureati tra i miei amici e forse sono tra quelli che guadagnano di più.
Forse più di me guadagnano un operaio spcializzare su macchine cnc e un impiegato specializzato in informatica, con vari patentini microsoft.
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2p71828
Qualità è precisione


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MessaggioInviato: Mar Giu 22, 2010 12:58 pm    Oggetto: Rispondi citando

alcune considerazioni

come per i nostri sistemi di gestione cerchiamo la certificazione così per gli studi dovrebbe essere la laurea.
Per quanto "sgangerata" sia la facoltà, è un attestato di un minimo percorso formativo. Se invece la laurea è ottenuta in una facoltà "seria" è un biglietto da visita invidiabile.

nelle piccole-medio imprese il proprietario non è laureato e quasi per "rivalsa" sottostima il valore di un laureato che normalmente pone dubbi/questioni/eccezioni. Preferisce un "pari" livello che senza obiezioni esegua il compito. Di contro nelle grandi aziende, per quanto ne sono a conoscenza, l'assenza di una laurea preclude la carriera.

Forse il laureato è meno spinto al guadagno (penso per esempio ad un ingegnere meccanico, se avesse voluto guadagnare avrebbe scelto l'indirizzo civile dove le "parcelle" viaggiano al 10% della commessa. Un ingegnere meccanico che volesse fare progettazione molto probabilmente dovrà cercare lavoro in una azienda che sfrutterà per quanto possibile l'impossibilità di fare la libera professione e la limitata offerta di lavoro per ridurre i costi).

il campo informatico è una "bolgia". e' ancora un settore giovane dove "corsari smanettoni" fanno guadagni indipendentemente dalle loro capacità. E' il mondo dei trucchi non della conoscenza. I risultati si vedono: programmi che girano con percentuali non trascurabili di insuccesso, utilizzo di hardware sovradimensionato, soluzioni farraginose
etc. Qui chi prima arriva più guadagna e se non ha remore a vendere anche quello che non sa guadagna di più

in conclusione io sono per la laurea (non quella breve) e spero che tutti i miei figli la conseguano
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Paoloruffatti
Yoda


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MessaggioInviato: Mar Giu 22, 2010 1:09 pm    Oggetto: Rispondi citando

C'è purtroppo un'altra soluzione. Zancky, ed è l'emigrazione. Tu fai un'analisi molto precisa dlla situazione e delle possibilità, ma la conclusione è quella per cui gli imprenditori, più o meno acculturati, sfruttano a loro vantaggio.
Nel nordest poi è ancora peggio: il personale è abituato ad avere un secondo introito che gli permette di sopravvivere e cioè l'orticello e il pollaio con quattro galline e due conigli e ...... l'imprenditore lo sa e sfrutta questa situazione, sapendo che tutti i suoi dipendenti sono legati alla sua azienda con una catena molto corta. C'è gente che non si vuole allontanare dall'orticello neanche di 500 metri e quindi sta nell'azienda ad uno stipendio più basso della media di almeno il 10-15%.

Se i tuoi figli riusciranno ad avere una laurea(non breve, concordo) fai in modo che la prendano conoscendo bene , ma molto bene, una seconda lingua e poi lascino l'Italia appena possono, magari andando a fare il cameriere per i primi tempi , ma lontano da un qualsiasi paese in cui vige il liberismo, che sta mettendo in ginocchio un paese dietro l'altro; il paese di turno è la Grecia, poi toccherà a noi!
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2p71828
Qualità è precisione


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MessaggioInviato: Mar Giu 22, 2010 3:05 pm    Oggetto: Rispondi citando

Caro Paolo,
nella fretta mi ero dimenticato del fattore "orticello", ma penso sia più presente negli operai e chi ha mansioni in turni

se devo posso fare una critica la vera differenza tra un laureato e un non laureato è lo spirito di adattamento. Paradossalmente il laureato, che teoricamente ha una specializzazione maggiore del diplomato, si adatta molto più rapidamente al cambio di mansione/ cambio di campo di attività, ricostruendo anche da solo la formazione necessaria.
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MessaggioInviato: Mar Giu 22, 2010 3:39 pm    Oggetto: Rispondi citando

comunque laureati e non mi sovviene in mente un album degli Skiantos
" non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti" ed era il 1987!!!!!!!
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QualitiAmo - Alberto
Moderatore


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MessaggioInviato: Mar Giu 22, 2010 4:02 pm    Oggetto: Rispondi citando

zancky ha scritto:
" non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti" ed era il 1987!!!!!!!


Che bella frase! E come avevano ragione. Ormai però mi sa che essere intelligenti serve ben a poco in molti paesi del mondo. Sono troppo pessimista dite?
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Alberto - Staff di QualitiAmo

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mascalzone79
Masaniello della qualità


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MessaggioInviato: Mar Giu 22, 2010 5:10 pm    Oggetto: Rispondi citando

zancky ha scritto:
Paradossalmente il laureato, che teoricamente ha una specializzazione maggiore del diplomato, si adatta molto più rapidamente al cambio di mansione/ cambio di campo di attività, ricostruendo anche da solo la formazione necessaria.


Non sono d'accordo. Forse il mio caso è un caso limite, ma ti posso elencare una serie di colleghi laureati oramai talmente appiattiti, che se gli chiedi di fare qualcosa che esula dal loro normale processo, hanno una crisi di nervi (tipo Chaplin in "tempi moderni").
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MessaggioInviato: Mar Giu 22, 2010 6:16 pm    Oggetto: Rispondi citando

mascalzone79 ha scritto:

Non sono d'accordo. Forse il mio caso è un caso limite, ma ti posso elencare una serie di colleghi laureati oramai talmente appiattiti, che se gli chiedi di fare qualcosa che esula dal loro normale processo, hanno una crisi di nervi (tipo Chaplin in "tempi moderni").

nelle aziende dove ho lavorato i laureati erano dei "jolly". Dove mancava una professionalità si mandava allo sbaraglio il laureato sperando che se la cavasse.
Se ti raccontassi i lavori che ho fatto nei primi 10 anni era un continuo saltare da un argomento all'altro.
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pen.max
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MessaggioInviato: Mar Lug 06, 2010 10:57 am    Oggetto: Rispondi citando

sono d'accordo con mascalzone79... il laureato (almeno quelle delle aziende per cui lavoro) è una figura meno adattabile. Sicuramente con un titolo di studio molto più "spendibile" (almeno una volta)...
Il problema è che i laureati che conosco non vogliono imparare sul campo (sporcarsi le mani) e nelle aziende manufatturiere è importante, sopratutto all'inizio...

E' chiaro che non sono tutti così... io parlo solo dei miei colleghi.
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2p71828
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MessaggioInviato: Mar Lug 06, 2010 6:25 pm    Oggetto: Rispondi citando

pen.max ha scritto:
sono d'accordo con mascalzone79... il laureato (almeno quelle delle aziende per cui lavoro) è una figura meno adattabile. Sicuramente con un titolo di studio molto più "spendibile" (almeno una volta)...
Il problema è che i laureati che conosco non vogliono imparare sul campo (sporcarsi le mani) e nelle aziende manufatturiere è importante, sopratutto all'inizio...

E' chiaro che non sono tutti così... io parlo solo dei miei colleghi.


la cosa mi ha fatto riflettere che ci siano laureati che sono tali solo sulla carta. Se come dici tu "non vogliono imparare sul campo (sporcarsi le mani)" è possibile che vogliano nascondere la loro impreparazione. non vogliamo mettersi in gioco per paura di perdere la reputazione durante la fase di apprendimento a causa di qualche inevitabile errore/gaffe

In un ambiente tecnico una volta sentii più o meno questa frase riguardante il trasferimento di un responsabile da un reparto all'altro, quindi con competenze tecniche completamente differenti:
" un nuovo capo è in gamba (per i tecnici equivaleva ad preparato/intelligente) non perchè è in grado da subito di prendere decisioni tecniche ma perchè dopo un mese che ti ha osservato è in grado di svolgere il tuo lavoro meglio te (ovvero dopo un periodo di apprendimento e capace di migliorarlo)"
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mascalzone79
Masaniello della qualità


Registrato: 03/09/09 17:59
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MessaggioInviato: Mer Lug 07, 2010 10:13 am    Oggetto: Rispondi citando

Zancky, il problema è che anche la preparazione universitaria si è appiattita rispetto a qualche anno fa: c'è la corsa all'esame (ne devi fare 10-15 all'anno per essere in regola, con programmi ridotti all'osso e libricini di 300 pagine) e la qualità dell'apprendimento ne risente. Da noi c'è un discreto turn over di tirocinanti, anche laureati, ma francamente l'unica differenza che noto rispetto ai diplomati è un pizzico di presunzione in più di saper/poter fare una determinata cosa, ed un minore spirito di adattamento. Molti di questi si affacciano in azienda con l'idea di fare il "colletto bianco" (mi ricordo di una ragazza laureata in economia che si presentò i primi due giorni con il tailleur e il sole 24 ore a vista, il terzo giorno non venne più perché capì che si doveva occupare di contabilità) oppure come diceva pen.max non si vogliono sporcare le mani in attività pratiche (la classica gavetta).
Di contro ho incontrato parecchi diplomati in istituti tecnici che magari non erano il massimo in fatto di esposizione, ma all'atto pratico sapevano come muoversi e risolvere i problemi.
Con questo non voglio generalizzare il discorso, ma sto notando che conta di più "cosa sai fare" rispetto a "cosa hai studiato".
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MessaggioInviato: Mer Lug 07, 2010 10:41 am    Oggetto: Rispondi citando

Esatto, a mio parere nella maggior parte delle PMI, conta di più "cosa sai fare" rispetto a "cosa hai studiato"... L'anno scorso abbiamo aperto una candidatura per "responsabile controllo qualità e laboratori di misura".
Quindi competenze in metodologia di controllo, statistiche, controlli con macchine tridimensionali e ottiche, coordinamento personale e futura certificazione ISO 17025.
Chiaramente il profilo non prevedeva come titolo di studio principale la laurea, ma hanno risposto in molti (laureati). A parte uno (di 44 anni e con 15 anni di qualità sulle spalle, però nel settore chimico) gli altri erano tutti neo-laureati che dopo aver sentito che dovevano coordinare i laboratori, e quindi saper utilizzare tutte le macchine in prima persona, hanno visibilmente stortato il naso, senza avere la minima competenza di un controllo con una macchina tridimensionale o ottica.
Per non parlare dello stipendio richiesto, secondo alcuni essere un neo-ingegnere vuol dire 3.500 euro lordi al mese.

Ad oggi è assunto in prova un ragazzo di 35 anni, perito meccanico, che nel suo curriculum aveva 8 anni di controllo in azienda meccanica e competenza nel controllo... dal calibro alle macchine più complesse.

DOMANDA: secondo voi se prendavamo un neo-laureato, dopo quanto tempo cambiava lavoro??
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