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gestione aziendale e nord est
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Autore Messaggio
renato carraro
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MessaggioInviato: Mar Dic 08, 2009 1:06 pm    Oggetto: gestione aziendale e nord est Rispondi citando

Ho letto l'articolo ripreso dal Corriere della sera , a proposito del nord est che torna a scuola, ma c'è mai andato?
Vorrei aprire una discussione su questo argomento, ma la mia ignoranza mi impedisce di scegliere la collocazione corretta ed il metodo di apertura, qualcuno mi può aiutare ed è interessato all'argomento "fenomeno nord est" ?
Io avrei qualcosa da dire che si è accumulato negli ultimi 15 anni e mi scappa ......
Ciao

p.s. volevo aggiungere la faccetta che ride, ma come fare?
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QualitiAmo - Stefania
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MessaggioInviato: Mer Dic 09, 2009 8:57 am    Oggetto: Rispondi citando

Ciao Renato. La proposta di discussione è molto interessante. La sposto nel forum "Discussioni, pensieri e consigli".

La prossima volta, se vorrai aprirla tu direttamente, ti basterà scegliere il forum giusto (in questo caso parliamo di management in generale quindi mi sembra corretto il forum generico), cliccare su "nuovo topic" ed è fatta.

Per ogni sezione abbiamo cercato di dare una descrizione generale ma se hai dei dubbi, chiedi pure.
Comunque non preoccuparti se una nuova discussione viene aperta nella sezione sbagliata. La possiamo sempre spostare senza alcun problema.

Anche inserire le faccine è facile. Ti basta cliccarci sopra e ti appaiono i simboli che, una volta postato il messaggio, origineranno l'emoticon. Schiacciando su "anteprima" la visualizzerai direttamente.

Per qualsiasi altro dubbio sono qui.

PS Visto che l'argomento proposto è un po' delicato, perché va a toccare una parte di Italia identificata geograficamente, ti segnalo e ricordo a tutti gli amici del forum anche il nostro regolamento.
Sono certa che comprenderai perfettamente lo spirito che ci ha portato a scriverlo.

Ciao!
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Fabrizio
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MessaggioInviato: Mer Dic 09, 2009 10:07 am    Oggetto: Rispondi citando

Ciao Renato,
da "nordestino" (si può dire ?) penso che il discorso possa essere interessante. Io penso che il nordest abbia avuto e possa ancora avere voce in capitolo nell'essere ancora la locomotiva, o parte di essa, del treno Italia. Certo è che tutti i talloni d'achille che avevamo e che abbiamo si stanno facendo sentire piuttosto bene in questi tempi.
Su tutti io individuo la capacità di coalizione e spirito di collaborazione che purtroppo è sempre mancata nelle ns. regioni; tutti a guardare il proprio lavoro e a fregarsene degli altri, l'importante era avere i schei in tasca...... È mi sembra che l'idea non sia cambiata.
Più volte la richiesta di unirsi in partenariato di aziende in grado di poter fornire un prodotto in tempi, costi e qualità ottimi è stata bocciata solo perchè "con lui mai, perchè quella volta mi ha fatto......"
Purtroppo, a differenza di regioni come il Piemonte, la Puglia, il Lazio, mancano dei grossi distretti che possano accorpare, e non parlo solo di associazione a scopi pubblicitari, aziende della stessa filiera per poter proporsi a grandi mercati internazionali. Ecco, questa è una mia prima considerazione del nordest "negativo". Spero di non essere andato fuori tema ma dia aver offerto una mia visuale da imprenditore.

Saluti.
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renato carraro
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MessaggioInviato: Mer Dic 09, 2009 4:31 pm    Oggetto: Rispondi citando

Lavoro nel nord est da sempre, cioè da oltre 40 anni e negli ultimi 30 come consulente, quindi ho conosciuto la realtà di questo mondo produttivo dall'interno ed a tutti i livelli.
Sono sempre stato scettico sulle valutazioni del fenomeno nord est e quando sentivo che il nostro modello veniva studiato a livello mondiale, mi sono posto molti interrogativi, sui quali ho preferito sorvolare.
In fondo faceva comodo anche a me cavalcare l'onda di piena ed approfittare dell'esuberanza economica, in fondo sarei stato una voce stonata in un coro che cantava all'unisono ed a quale pro, visto che ero convinto di non poter cambiare nulla.
Ora la crisi economica ha messo in evidenza e secondo me non in modo chiaro, la reale tenuta di questo modello, che poi non è neppure modello, ma semplice insieme di circostanze.
So che dirò delle cose che per gli amici piemontesi, lombardi ed anche di altre regioni sembreranno quanto meno strane, ma chiedo agli operatori del nord est di smentirle.
In quale "modello" di gestione industriale si prevede che chi "comanda" e decide le sorti dell'azienda, non conosca gli strumenti gestionali di base come ad esempio il bilancio? La stragrande maggioranza di tutti i clienti che ho incontrato in 30 anni di lavoro non lo conosceva, neppure in modo sommario.
In quale realtà industriale si possono calcolare i costi e fare la contabilità industriale, senza rilevare i tempi di produzione?
Che senso ha parlare di attività commerciale se questa è intesa come massima espressione, come un ufficio che immette nel gestionale gli ordini dei clienti?
Ammettendo che ciò che ho espresso pocanzi sia vero, si può parlare di gestione aziendale?
Conoscono il nord est ed i suoi operatori ai quali riconosco doti di inventiva, capacità operativa, creatività pratica, che forse non hanno uguali, ma so anche che a 40 ore alla settimana e pagando tutte le tasse, l'80 % di queste aziende chiuderebbe in perdita, quindi mi e Vi ridomando dov'è il fenomeno? in che cosa consiste il modello?
Solo una generazione di grandi lavoratori che sono passati dal regime che governava l'attività agricola, cioè niente soste neppure alla domenica, direttamente alla propria fabbrica, ha pututo generare questo exploit, ma il futuro con quali risorse culturali, ed economiche si affronterà?
Se l'italia ha un debito formativo, il nord Est da questo punto di vista è alla bancarotta e non è detto che sia sufficiente lavorare tanto, anche perchè lavorare tanto e studiare tanto, non sono propriamente la stessa cosa.
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QualitiAmo - Stefania
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MessaggioInviato: Mer Dic 09, 2009 5:32 pm    Oggetto: Rispondi citando

Disamina chiara e cristallina, Renato. Un po' conosco anch'io la realtà del nord est e per quel poco di esperienza che ho, devo darti ragione su tutta la linea aggiungendo, però, che molte delle cose che hai scritto valgono anche per le aziende lombarde o piemontesi o di altre regioni.

Certo non si è mai parlato di modello lombardo o piemontese mentre il nord est ha dettato legge quando in molti storcevamo la bocca.
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renato carraro
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MessaggioInviato: Mer Dic 09, 2009 6:34 pm    Oggetto: Rispondi citando

Naturalmente potrei fornire molti esempi e aneddoti raccolti durante il mio lavoro, ma preferisco attendere altri interventi ed eventualmente riportarli nello svillupo del dibattito.
I modelli lombardo e piemontese sono reali ed impostati sul traino dei grandi gruppi e per seguirli era necessario "studiare", ma da queste parti si usa dire che la capra ha mangiato i libri. Naturalmente sistono le eccezioni, ma sono appunto tali e che oggi qualcuno si svegli a scoprire la formazione, va bene, ma dov'era fin'ora? A lavorare! lavorare! lavorare!
Ciao
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MessaggioInviato: Mer Dic 09, 2009 11:41 pm    Oggetto: Rispondi citando

Caro Carraro,
anche io sono nato nel nordest, ma, prima che diventasse il fenomeno tanto celebrato anche fuori dall'Italia, me ne sono andato nel nord ovest e poi nel mondo a "studiare".
Da li ho cercato di capire il fenomeno nord est, poi, dopo 17 anni in grandi e medie aziende ricoprendo posizioni importanti e soprattutto in quasi tutti i settori aziendali, nel 90 sono tornato qui e ho visto di tutto!.
Io sono solo 22 anni che faccio il consulente di cui 17 nel nordest, ma dopo aver fatto il consulente tra Milano e il mondo.
Penso che potrei raccontarti tante conclusioni alle quali sono arrivato in questo strano mondo.
Per esempio, quando sono arrivato qui era difficilissimo offrire consulenza, nonostante il mio ragguardevole curriculum, giudicato ”troppo grosso per essere vero” da un grosso esponente dell’Unione Industriali; ho potuto iniziare con ISO 9000, perché molti "venditori" l'avevano scambiata come un bollino da banane come l'allora famoso mercurio d’oro: a parlare di cambio di mentalità era automatico prenderti del fesso seduta stante.

Ti dirò anche che qui ho trovato un sacco di “consulenti”, nati e vissuti qui, che magari hanno fatto il dipendente /dirigente nella stessa ditta per una vita e credono che il mondo sia il bicchiere d’acqua del nordest.

Intendiamoci, non sto parlando di te, anzi vedo che nonostante questo peccato originale, hai messo il dito proprio nella piaga, la cultura, in modo molto efficace.
Il Nordest è un coacervo di ritardo ventennale tra università, imprenditoria del “me so fato tutto da mi” e quelli che dicono ”non è ancora nato il consulente che non ha mai lavorato nel mio settore e sia capace di venire ad insegnare qualcosa a me: guardate, infatti, io ho la porsche fuori della porta e il consulente viene qui il cinquecento”. …..identificando la conoscenza tecnologica che è stata il punto di partenza di tante iniziative piccolo-imprenditoriali, con la conoscenza dei principi di organizzazione.
Qualche tempo dopo essere tornato a Padova, ho concluso con una battuta che ripeto spesso:
Il nordest? …. Una grande S.p.A. con socio di maggioranza …. Lo Spirito Santo, …………. perché è un miracolo se sono ancora in piedi. ……….sono stato facile profeta?
Potrei raccontarti un sacco di cose da togliere il fiato, …ma non solo nel e del nordest!
Se mi vieni a trovare ti offro il caffè e ne parliamo a quattro occhi.
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dario
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MessaggioInviato: Gio Dic 10, 2009 10:40 am    Oggetto: Rispondi citando

Paolo, Renato, no, no non parlatene a 4 okki ... parlatene qui che fa bene a moltissimi!
Una sola osservazione:
io sono nel nord centro (nord nord Wink ) e vi confermo che state fotografando o radiografando situazioni che per tutto il nord sono simili.
Anche da noi...
Avanti... :-)
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MessaggioInviato: Gio Dic 10, 2009 10:47 am    Oggetto: Rispondi citando

Concordo con Dario,
parlatene a mille occhi: i nostri.
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Se lo puoi sognare, lo puoi fare.
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QualitiAmo - Stefania
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MessaggioInviato: Gio Dic 10, 2009 11:35 am    Oggetto: Rispondi citando

A proposito del troppo lavoro e del poco tempo per fare altro (formazione, riposo, ecc.), ci è stato segnalato da dbosnjak (grazie!) su Twitter questa bella riflessione sulla disponibilità 24/7.

Cosa ne pensate del mito della produttività? E degli straordinari "obbligati"?
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Fabrizio
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MessaggioInviato: Gio Dic 10, 2009 12:00 pm    Oggetto: Rispondi citando

Come ho avuto modo di scrivere sopra anch'io trovo dei grossi "bags" da addebitare all'imprenditoria nordest. Da ignorante e con molta meno esperienza comunque trovo un pochino troppo esagerate le critiche fin qui descritte.
Intanto, per ragioni di lavoro, sento molte altre realtà in giro per il nord che si trovano, quando va bene, nella stessa situazione economico-finanziaria del nordest. Aree con grossi distretti metalmeccanici come quelle appena fuori Torino sono completamente a terra (si ritrovano aziende di meccanica di precisione pronte a lavorare giorno e notte per consegnare anche un unico pezzo a un nuovo cliente per il giorno dopo). Certo che la metodologia FIAT, pur non essendo nordest, non è che abbia portato a grossi risultati per le piccole aziende, anzi. In Emila-Romagna la situazione è catastrofica. Andate a vedere la filiera del mobile imbottito oppure quella della ceramica. Andate a vedere le piccole aziende che lavoravano nel Modenese, a Maranello per il settore auto in che condizioni sono (che abbia giocato anche qui il fenomeno produttivo Ferrari-Fiat ?).
Penso che durante queste congiunture internazionali (perchè di questo si tratta) sia più facile esprimere giudizi sul come e sul cosa si poteva o si doveva fare. Prendiamo anche qualcosa fuori dall'Italia: ricordate la mitica Detroit ? Città monumento dell'industria automobilistica americana (e quindi mondiale) ridotta oramai ad un ghetto di senzatetto e molto più simile ad una cittadina di provincia inglese nell'epoca dlle proteste dei minatori che a una queen-city degli USA.
Parliamo dei modelli piemontesi-lombardi sul traino dei grandi gruppi ? A cosa hanno portato ? Ad avere uffici che per chiedere una modifica ad una minima cosa si blocca tutto il Processo perchè nessuno ha il coraggio di prendere una decisione ? Perchè non si riesce a trovare il manager per una firma ?
E ricordiamoci anche a tal proposito tutti i money che a differenza di tutte le aziende del nordest hanno portato a casa in questi anni. Milioni e milioni di € per aiutare aziende che dovevano fallire, ripeto Dovevano ! (es Alitalia).
Scusate questa mia lunga e credetemi Renato e Paolo, non vuole essere una rabbiosa risposta a voi due, anzi, spero possa essere punto di continuazione di questa discussione che mi vede in grandissima parte in accordo con voi ma che forse la vede in maniera differente, dal punto di vista meno colto ma anche dal punto di vista di chi ha prodotto e continua a produrre per questo nordest.
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Paoloruffatti
Yoda


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MessaggioInviato: Gio Dic 10, 2009 12:05 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ciao ragazzi,
tento di dare qui un profilo del piccolo imprenditore del nordest, per quanto le generalizzazioni siano un errore grave, ma utile per spiegare comunque il fenomeno nordest; non pretendo per questo di avere le doti dell’analista socio-economico, ma la mia vecchaia, come quella di Renato, immagino, dà la possibilità di basarsi su un numero di rilevazioni tali da assumere valenza statistica credibile:
Il piccolo imprenditore delle nostre parti ha cominciato spesso sul tavolo di cucina con mamma e fratelli/sorelle, a fare piccoli lavori di montaggio per le aziende che affidavano all’esterno loro i lavoretti facili.
I Benetton e tutta Carpi ha iniziato così, contribuendo al grande boom economico del ’64: in pratica facevano quello che sta succedendo oggi, ma in modo criminale, con i cinesi chiusi in capannoni dalla luce del sole oscurata, non per fotofobia ma per “finanzafobia”, lavorando più ore dell’orologio, per il sopravvivere quotidiano (report della Gabanelli documenta e conferma in pieno).
Quelli più intraprendenti hanno aperto una fabbrichetta, lavorando sottopagati, ma intanto hanno incominciato a provare sulla loro pelle che, ora, il tempo passato attorno al tavolo di cucina, ha un “costo” e che il loro lavoro deve avere un “prezzo” che copra almeno le spese.
Fino ad allora il prezzo era fissato dal cliente, spessissimo il mono cliente, che li sfruttava biecamente, potendo per questo girare in Mercedes. Il miraggio di questi piccoli era infatti potersi comperare la Mercedes o il BMW, come il loro potente Cliente.
Quest’ultimo (figura del nordest ma anche del mondo) è un cretino che ammazza le sue galline dalle uova d’oro sottopagandole brutalmente (altrimenti non si potrebbe comperare anche il SUW), o un cinico che sa che di poveretti disposti a farsi sfruttare, fino a morire di debiti o di lavoro, ce n’è un sacco .
Apro qui una parentesi che è peculiare del nordest: attorno alle città c’erano e ci sono i paesini di campagna, dove vivevano gli operai che però diventavano contadini, dalle 17:00 a ora di cena, per aiutare i nonni a coltivare l’orto e/o allevare le galline (oppure diventare all’occorrenza muratori per fare la casa ai figli che diventano grandi , sacrificando un pezzetto dell’orto).
Nell’attuale grande crisi questa realtà è il vero ammortizzatore sociale che salva i governi inefficienti che lascerebbero morire di fame milioni di persone per “salvare” le banche, poverette!
Questi operai, inconsciamente hanno fatto la fortuna del nordest, perché pur di avere la doppia entrata dell’orticello/galline, restano attaccati alle fabbriche dei furbi che, sapendo di questo loro legame con la terra, li sottopagavano (in piccolo è la stessa affezione alla loro azienda per tutta la vita che ha caratterizzato il boom dell’industria giapponese del dopoguerra).
Ecco quindi il vantaggio competitivo di tante aziende del nordest nei confronti delle piccole aziende di altre regioni. Un piccolo inciso: quando alla fine degli anni ’80 ho cominciato a fare il consulente, ho fatto lo screening dell’indotto della Provincia di Savona (160 PMI con 25 grandi committenti) per conto dell’unione industriali, mi allarmai moltissimo perché il turnover delle aziende (dati della camera di commercio), si aggirava allora attorno al 24%, quando nei primi anni ’90 ho cominciato ad operare anche nel nordest per curiosità sono andato in camera di commercio: il turnover girava attorno al 32-33% (vado a memoria).

Riprendiamo il discorso: Quei piccoli imprenditori che sono sopravvissuti a questa selezione naturale, hanno avuto l’illuminazione o il fiuto di diversificare il parco clienti, anche se quando entro in queste aziende (che fatturano anche 7-10 milioni) trovo che hanno una distribuzione di Pareto esasperata, con i primi 2-3 clienti su 100 fanno già il 60-70% del fatturato.
Attenzione: questo fiuto sembra essere l’elemento “genetico” tipico dell’imprenditore del Nordest, impossibile da trovare fuori dall’Italia: ve lo garantisco perché ho girato mezza Europa e non c’è nulla di simile in giro!.
Quando la loro aziendina cresce, perché dopo aver comperato la prima BMW 320, hanno sempre reinvestito nella sola cosa che conoscono, la tecnologia, cominciano a fare i conti e scoprono che il fatturato aumenta ma “stranamente” il loro guadagno non cresce più e si lamentano che “quest’anno non sono nemmeno riuscito a cambiare la BMW”. ….. Allora cominciano a cercare il colpevole tra i dipendenti e si rompe lo spirito che c’era attorno alla tavola di cucina dei bei tempi.
Il resto alla prossima puntata
Ciao a tutti
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renato carraro
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MessaggioInviato: Gio Dic 10, 2009 7:27 pm    Oggetto: Rispondi citando

Vorrei riportare la discussione nell'ambito gestionale, perchè proseguendo sugli esempi e sugli stereotipi, che non intendo certo contestare, non arriviamo da nessuna parte. Qualche anno fa, per diletto ho scritto alcuni opuscoli che parlavano del fare azienda nel nord est, se avessi un posto dove pubblicarli in questo sito Ve li metterei a disposizione. Dopo i primi 5 o 6 mi sono fermato, perchè ho visto che comunque i destinatari non li leggevano, a parte qualche "secchione".
Per venire al tema e raggruppare un pò di cose dette anche a proposito di altre aree italiane, c'è stato uno all'inizio del secolo scorso che ha definito il capitalismo italiano "straccione" ed alla luce di un secolo trascorso da quella definizione, ed anche riassumendo quello che dite Voi, mi pare che avesse ragione, forse aveva ragione anche su altre cose, ma la storia gli ha dato torto, si chiamava Vladimir Ilic Uljanov.
Ritornando invece nel nord est, dopo molti anni di lavoro ho scoperto una cosa illuminante, ed averci messo tanto tempo non mi ha fatto piacere, ho scoperto cioè che il modus operandi dell'imprenditore del nord est deriva da un fatto elementare, la sua mission principale non è il guadagno, come imporrebbe il capitale, ma il lavoro. quindi l'importante è lavorare, lavorare senza "el paron", e poi se oltre allo stipendio, salta fuori anche un guadagno, è un premio in più, Naturalmente questo premio, non va diviso con nessuno, nemmeno con lo stato, perchè non c'entra nulla, nel supersfruttamento per primo dell'imprenditore, poi degli impianti e poi del personale, è tutto merito della buona volontà e dello spirito di sacrificio, quindi perchè versarne una parte a chi in questo non ha messo nulla?
Va da sè che se l'occupazione principale ed il metodo operativo è lavorare, lavorare, lavorare, lavorare, non ha alcun senso parlare di plan. do, check, act, così come non ha senso introdurre la "burocrazia" dei numeri e delle cose scritte.
Una cosa che potrebbe sembrare paradossale è che al nord est le contabilità aziendali funzionano, e la ragione è che la esegue quasi sempre un dipendente e mai il titolare.
Forse dovremmo dividere questa discussione per ambiti: commerciale, progettazione, produzione ecc, altrimenti rischiamo di "dilagare", come disse una mia cliente durante una riunione in cui si andava fuori tema.
Dimenticavo di dire che era stata la stessa cliente ad "indicare" la riunione.
Chiudo per lasciare spazio, senno "dilago".
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QualitiAmo - Stefania
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MessaggioInviato: Gio Dic 10, 2009 8:20 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ciao Renato. Se vuoi puoi inviarci gli opuscoli via e-mail a contatti@qualitiamo.com

Penseremo noi a pubblicarli qui sul forum in modo da metterli a disposizione di tutti.

Grazie.
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MessaggioInviato: Gio Dic 10, 2009 9:17 pm    Oggetto: Rispondi citando

Paolo, Renato,
grazie per queste precise e coerenti considerazioni.
Paolo, che auto guidi? Wink Merdeces (ops, mercedes) o BMW? ?
Ormai mi conosci e sai che scherzo!!!

Paolo, guarda comunque che anche qui da me, nel profondo sud della CH le aziende hanno un portfolio imbecille - Pareto insegna... (oggi leggo sul quotidiano che MIKRON, ieri 460 persone, licenzia oggi 110 persone ... oggi, 2009, MIKRON ha affidato negli ultimi 10 anni la sua sorte a tale BOSCH leggi automotive... unica sega mentale... le sorti le hanno decise dei megamanager importati dal nord est...). Solo un esempio, ma te ne faccio altri se servisse.
Forse è solo la storia che si deve ripetere, è solo l'uomo che non vuole imparare dalle cavolate, forse sta scritto.
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