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Perché quando si vuole cambiare spesso non si riesce?

 
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Autore Messaggio
QualitiAmo - Stefania
Moderatore


Registrato: 16/09/07 18:37
Messaggi: 26589

MessaggioInviato: Lun Mag 18, 2015 2:27 pm    Oggetto: Perché quando si vuole cambiare spesso non si riesce? Rispondi citando

Sto seguendo una discussione su internet che ha per tema il cambiamento e, soprattutto, i motivi per i quali i progetti che lo riguardano spesso non vanno a buon fine.

Come mai, dunque, anche se pensiamo di impegnarci nell'implementare nella nostra organizzazione il cambiamento che vorremmo vedere non riusciamo ad ottenere risultati? Dove sbagliamo?

I colleghi hanno provato a fare le loro riflessioni e a dare delle risposte.

Quella che mi ha colpito maggiormente perché la condivido in pieno è che a volte si fallisce perché non si riesce a comunicare che il cambiamento è assolutamente necessario dato che la situazione in cui ci si trova non è più sostenibile.

Siete d'accordo? Cosa ne pensate?
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Stefania - Staff di QualitiAmo

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Guerra
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MessaggioInviato: Lun Mag 18, 2015 2:44 pm    Oggetto: Rispondi citando

Condivido: è uno dei motivi.
Però la comunicazione è qualcosa di bidirezionale: cioè è possibile che dall'altro capo del filo non si voglia capire.
Il cambiamento è destabilizzante, scomodo, richiede di rimettersi in gioco, energie nuove. Meglio la sordità.
C'è anche lo scarica barile, chi ha sempre lavorato in un certo modo e così vuol continuare a farlo.
Mancanza di motivazioni.
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#34
Veg-Quality


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MessaggioInviato: Lun Mag 18, 2015 4:58 pm    Oggetto: Rispondi citando

La prima cosa che mi viene in mente è che la volontà di cambiamento DEVE essere condivisa, altrimenti, all'interno dello stesso team, ci si ritrova con persone che "remano" in direzione contraria.
Se tutta l'organizzazione è davvero convinta che sia necessario cambiare sono stra-convinto che una maniera la si trova affinchè questo avvenga con successo.
Il problema quindi, imho, sta proprio a monte e non a valle
Detto questo possono seguire altri bellissimi discorsi sulle modalità di mettere in pratica un cambiamento ma credo che quanto sopra scritto venga prima e stia alla base di tutto.
Wink
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acronimo
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Registrato: 13/05/15 16:28
Messaggi: 9

MessaggioInviato: Lun Mag 18, 2015 8:53 pm    Oggetto: Rispondi citando

Guerra ha scritto:
... Però la comunicazione è qualcosa di bidirezionale: cioè è possibile che dall'altro capo del filo non si voglia capire ...


Verissimo, si chiama feedback. Credo che ora le difficoltà comunicative siano sostanzialmente da attribuire alla contingente situazione socio-economico-imprenditoriali.

... e poi ci sono le teste quadre ...

Raffaele - acronimo
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Oste
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Registrato: 29/11/14 17:50
Messaggi: 36
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MessaggioInviato: Mar Mag 19, 2015 8:38 am    Oggetto: Rispondi citando

Il supporto e la convizione devono assolutamente partire dall'alto (Direzione Generale, CdA, Imprenditore....): troppo spesso il management si convince della necessità di un cambiamento, ma crede che sia sufficiente che a cambiare siano gli altri! Ed in effetti può essere sufficiente, ma solo se si tratta di un piccolo aggiustamento in un processo o una nuova procedura a sè stante; se invece si cerca un cambiamento profondo e incisivo non si può prescindere dal pieno coinvolgimento dei "capi".
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Oste
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QualitiAmo - Alberto
Moderatore


Registrato: 10/11/09 11:26
Messaggi: 4567

MessaggioInviato: Mar Mag 19, 2015 1:33 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ottime osservazioni, grazie a tutti.

Il secondo motivo perché i progetti che dovrebbero portare a un cambiamento non portano a nulla è che non si ha il coraggio di agire sulla cultura. Certo, molti di voi sorrideranno pensando che la cultura non ha nulla a che fare con la Qualità che è, prima di tutto, qualcosa di tangibile, tecnico, reale, poco fumoso.

Le cose, però, non possono cambiare se non agiamo sul modo di comportarsi delle singole persone e, soprattutto, su quello dei loro responsabili a partire dalla Direzione.

Su questo siete d'accordo?
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Alberto - Staff di QualitiAmo

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#34
Veg-Quality


Registrato: 20/12/11 16:09
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Residenza: Sotto al Monte Grappa

MessaggioInviato: Mar Mag 19, 2015 1:50 pm    Oggetto: Rispondi citando

Come si fa a non essere d'accordo annuisce1 ?
La qualità è soprattutto cultura, non coltura, mi raccomando.. Smile
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Guerra
Forumista classe "oro"


Registrato: 27/09/13 08:38
Messaggi: 5802

MessaggioInviato: Mar Mag 19, 2015 5:14 pm    Oggetto: Rispondi citando

Questo però è un altro piano e non sempre si ha "accesso".
La cultura è anche un bagaglio personale, costruito con pazienza da esperienze spesso extra lavorative; deriva anche da esperienze lavorative, che vuol dire da situazioni, ma anche da persone (cioè qualcosa che i miei colleghi mi trasmettono e mi comunicano non solo verbalmente).
La cultura della qualità viene dopo; è necessario preparare il terreno prima.
Serve apertura da parte di tutti: Direzione e dipendenti. Può essere quel qualcosa in più che una azienda ha come patrimonio umano.
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QualitiAmo - Alberto
Moderatore


Registrato: 10/11/09 11:26
Messaggi: 4567

MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 9:39 am    Oggetto: Rispondi citando

Il terzo motivo è che, in fondo, le persone vogliono cambiare perché spesso sanno che lavorano in condizioni non ottimali, che potrebbero fare di più e meglio, che sono demotivate che non stanno dando il massimo.

Il problema è che il cambiamento fa paura e che occorre una leadership forte per tranquillizzare i collaboratori e spiegare loro come il progetto agirà sulle loro vite in maniera assolutamente controllata.

Sapere cosa ti aspetta e come parteciperai al progetto che ti migliorerà la vita professionale è fondamentale per fare in modo che le persone ci seguano.

Ecco, questi sono i tre puntiemersi dalla discussione. Voi aggiungereste qualche altra cosa?
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Alberto - Staff di QualitiAmo

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Paoloruffatti
Yoda


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Messaggi: 4071

MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 10:27 am    Oggetto: Rispondi citando

Se posso,
volevo solo dire che i due ultimi post di Alberto sono "la" ragione per cui siamo indietro di 50 anni rispetto al mondo industriale occidentale e a quello orientale, anche se siamo la spina nel fianco dei nostri "fratelli" tedeschi e francesi i quali sono incavolatissimi per la nostra innata capacità di intraprendere e fantasia collegata (loro sono molto e più duri di cervice di noi ..... e nel caso dei francesi anche più casinisti)

Noi comunque siamo ancorati al nostro caldo e confortevole tran-tran che ci impedisce di eccellere come nessun altro al mondo.

Ci limitiamo ad andare a prendere in prestito concetti organizzazativi, quali il lean thinking, dai tontoloni americani o dai disciplinati giapponesi (quelli che vivono nelle gabbie da criceti e spendono la loro vita a far girare la ruota, messa graziosamentea disposizione da chi ha tutto l'interesse di far girare la ruota e tenerli tranquilli per propinare loro tante vaccate che la loro cultura millenaria dice loro di essere indispensabili), non tenendo in conto che loro hanno già superato da un pezzo certi innamoramenti.
Il bello è che noi cerchiamo di applicare questi concetti alla vecchia struttura organizzativa bacata delle funzioni (noi ci ostiniamo ad applicare queste idee, anche queste già bacate di per sè, all'interno di qualche funzione anzichè prendere il loro meglio ed applicarlo strategicamente a TUTTA l'azienda).

Caro Alberto, grazie di sottolineare questa necessità:

1) non aver paura del cambiamento e
2) applicare il cambiamento alla cultura aziendale

......è quello che sta tentando di fare la nuova versione della ISO 9001:2015, .....spero tanto che imprenditori illuminati li ascoltino e la applichino davvero.

Io posso solo testimoniare che la sua applicazione seria, fatta anche dieci anni prima della sua uscita, ha portato ad efficienzi allora impensabili, come il raddoppio del fatturato e degli utili, senza aumenti di personale e di investimenti significativi.
ciao
Paolo
PS: ho appena finito di leggere l'articolo di fondo che Stefania ha pubblicato oggi del RGQ di un'azienda illuminata: è l'esempio calzante di quanto ho detto sopra ed il nostro amico RGQ è talmente intriso in questa non cultura aziendale che sta cercando di dirci che è contento e soddisfatto; guardi che la nuova norma ISO 9001:2015 cancella , giustamente, questa foglia di fico che è l'RGQ per l'imprenditore, per lasciare il posto a dei "tecnici" come dice lei.
Ma il messaggio della nuova norma, nenache tanto nascosto, è per l'imprenditore: è LUI che deve prendersi tutte le responsabilità di pianificare la crescita culturale di tutti (magari applicando il nostro "progetto"), non solo dei tecnici che sono contenti di esserlo.
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