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Outsourcing
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Domenico
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MessaggioInviato: Lun Giu 28, 2010 11:54 am    Oggetto: Outsourcing Rispondi citando

Un buongiorno a tutti.

L'azienda alla quale ho fatto consulenza ha superato la prima visita di certificazione da parte dell'OdC.
Il RGVI ha lasciato due osservazioni:
la prima riguarda una migliore gestione dei rapporti contrattuali indicati nei contratti aperti che la ditta ha in essere con alcuni fornitori storici (in concreto non è stato indicata la tempistica di consegna dei certificati di analisi), e sono anche d'accordo con lui;

la seconda riguarda l'outsourcing. Nello specifico ci ha suggerito di inserire nel MdQ un paragrafo dove specifichiamo che alcuni servizi vengono affidati in esterno e le modalità di gestione.

Il RGVI sostiene che è considerato outsourcing qualcosa che la ditta esegue ma che per motivazioni varie decide di affidare ad esterni, anche una parte.

Io invece non l'ho considerato come outsourcing perchè convinto che deve essere considerato come tale se viene affidato al 100% a ditta esterna.
La ditta alla quale ho fatto consulenza esegue per sè tutta una serie di analisi ed affida ad un laboratorio una parte di analisi richiesta per legge.

Ovviamente l'ho specificato nella sezione 7 nella parte riguardante gli approvvigionamenti.

Delucidazioni in merito?
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Domenico
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QualitiAmo - Stefania
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MessaggioInviato: Lun Giu 28, 2010 12:11 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ciao Domenico. Intanto ti segnalo questa raccolta di materiale sui diversi punti della ISO 9001 (outsourcing compreso) dove potrai trovare moltissime discussioni proprio sul tema che ti sta a cuore.

Secondo me, con i pochi elementi che hai presentato, è difficile definire se si tratta di fornitura o di outsourcing. Prova a darci qualche elemento in più dopo aver letto le discussioni che ti ho segnalato e proveremo insieme a capirci qualcosa di più, ok?
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MessaggioInviato: Lun Giu 28, 2010 12:13 pm    Oggetto: Rispondi citando

Se non ho capito male da precedenti discussioni sullo stesso argomento, credo che si è in presenza di outsourcing quando un'azienda delega ad altra azienda un'attività (totale o parziale non dovrebbe cambiare) fatta con progetto e istruzioni dell'azienda proprietaria.

Se io faccio tubi e delego ad un fornitore il lavaggio e gli dico quali macchine usare, quali prodotti usare e gli fornisco le istruzioni sul ciclo di lavaggio allora è outsourcing.
Se io produco tubi grezzi e li cedo ad una azienda di lavaggio affidando ad essa la scelta del ciclo di lavaggio, allora è una fornitura.

Mi correggano i colleghi se sbaglio!
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mascalzone79
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MessaggioInviato: Lun Giu 28, 2010 12:34 pm    Oggetto: Rispondi citando

Domenico, chi è responsabile dei risultati delle analisi? L'azienda o il laboratorio esterno? E chi detta il protocollo da seguire? L'azienda o il laboratorio esterno?
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MessaggioInviato: Lun Giu 28, 2010 12:35 pm    Oggetto: Rispondi citando

riporto una citazione delle linee guida del 2003 dell'allora sincert

Citazione:
4.1.2 Problematiche relative all’“Outsourcing”
La Norma al Punto 4.1 “Requisiti generali” specifica che “...qualora l’Organizzazione scelga di affidare all’esterno processi che abbiano effetti sulla conformità del prodotto ai requisiti, essa deve assicurare il controllo di tali processi.”
Nota: In lingua inglese il termine utilizzato per definire sinteticamente questa situazione è quello di “outsourcing” (dall'inglese "out" e "source", cioè fonte esterna all’Organizzazione).
Con il termine “outsourcing” si identifica la situazione nella quale uno o più processi necessari alla realizzazione di un determinato prodotto della Organizzazione A – determinanti ai fini della capacità del prodotto di soddisfare ai requisiti applicabili, e, come tali, rientranti nel sistema di gestione per la qualità della Organizzazione A – vengono affidati, tramite contratto, ad una Organizzazione B che provvede alla loro realizzazione (al limite, possono essere affidati in outsourcing tutti i processi relativi ad un determinato prodotto). Un processo affidato in outsourcing può essere realizzato da un vero e proprio fornitore o da altra organizzazione collegata all’Organizzazione affidante nell’ambito di un gruppo industriale. La realizzazione del processo può avvenire, fisicamente, all’esterno o all’interno della sede dell’Organizzazione affidante. L’outsourcing è generalmente regolato da rapporti contrattuali ma, in taluni casi, senza la presenza di vere e proprie transazioni finanziarie (es. fra aziende appartenenti allo stesso gruppo). (vedi anche ISO/TC 176/SC 2/N 630 R, del 26.09.2003).
È evidente che, poiché la responsabilità della qualità del prodotto (come capacità di soddisfacimento di requisiti) appartiene all’Organizzazione A, questa deve assicurare che i processi affidati in outsourcing siano soggetti allo stesso grado di controllo applicabile ai suoi processi interni e suddetto affidamento non consente l’esclusione di tali processi dal SGQ dell’Organizzazione A,né solleva la stessa dall’obbligo di assicurare la conformità ai requisiti della Norma. In particolare, ai processi affidati in outsourcing si applicano i punti 4.2.2 c, 7.5.2 e 8.2.3 della
Norma. La Norma richiama l’outsourcing affinché anche i processi affidati all’esterno non vengano trascurati, né dall’Organizzazione che ne è responsabile, né dagli Organismi che, in ambito di certificazione, devono comunque garantirne la supervisione, in funzione della criticità rispetto alle
caratteristiche del prodotto/servizio.
Ora, la situazione più critica è quella che vede l’Organizzazione affidare all’esterno un processo del quale non detiene il know-how (in tutto o in parte). Esempi di questo tipo possono essere l’affidamento a terzi di un processo di sterilizzazione o di cromatura o di altro trattamento o lavorazione da parte di Organizzazioni che – pur utilizzando
nel proprio ciclo produttivo i risultati di tali processi – non dispongono di adeguate, specifiche,competenze interne in materia. In altri termini, non è tanto importante stabilire se un determinato processo è, o non è, effettuato in outsourcing, quanto valutare se l’Organizzazione dispone del know-how necessario al “governo” del processo terziarizzato (e, di fatto, nella fattispecie, “acquistato”).
Possono pertanto verificarsi le due seguenti situazioni:
a) Se l’Organizzazione dispone del know-how, l’Organismo di Certificazione deve verificare che tale know-how sia applicato al fine di assicurare un governo efficace e reale dei processi affidati in outsourcing.
b) Se invece l’Organizzazione non dispone del know-how e della competenza tecnica specifica, è necessario verificare che il sistema di gestione sopperisca a questa mancanza, mediante azioni sistematiche, quali:
* L’adeguata valutazione dell’affidatario, con particolare riferimento alle referenze circa attività simili già svolte in passato con successo;
* La definizione precisa degli aspetti contrattuali, considerando gli aspetti tecnici, sia volontari che cogenti, il piano dei controlli e le responsabilità delle parti. L’eventuale identificazione da parte delle due Organizzazioni dei rispettivi Responsabili del processo affidato, può essere utile (non obbligatoria) al fine di ottimizzare tutte le interfacce.
* Il controllo dei processi sub-contrattati da un punto di vista gestionale (es. redazione di un Piano della Qualità con la definizione di istruzioni e procedure che descrivano e gestiscano i processi affidati, i monitoraggi, ecc..).
* Nel caso di outsourcing di attività di Progettazione e Sviluppo, integrazione di quanto precede tramite partecipazione congiunta a momenti di riesame, e validazione (ove applicabile) della progettazione e sviluppo (restando la fase di verifica di responsabilità primaria dell’Organizzazione affidataria, data la sua specifica competenza tecnica in materia).
* Le verifiche ispettive.
Seguono alcuni chiarimenti in ordine alla possibilità di esclusione del requisito “Progettazione e Sviluppo” nel caso di outsourcing.
Si consideri il caso di un’Organizzazione A che realizza sistemi di automazione per cancelli, venduti in confezione “fai da te” nei centri di bricolage. Si premette che lo scopo di certificazione dell’Organizzazione è “Progettazione e realizzazione di automazioni per cancelli”, attività
che comprende anche la progettazione della centralina elettronica. L’azienda è fortemente caratterizzata nella lavorazione e realizzazione della parte elettromeccanica, ma non ha competenze in relazione alla progettazione della centralina elettronica che è il “cervello” che gestisce le funzioni degli attuatori, ivi comprese le evidenti funzioni di sicurezza, connesse ai movimenti del cancello.
È indubbio che l’Organizzazione A detiene, verso il cliente finale, la responsabilità rispetto alla progettazione fondamentale (progettazione elettronica), pur affidandolo all’esterno, alla Organizzazione B.
Veniamo ad un altro esempio. Consideriamo un’Organizzazione A avente come scopo di certificazione “Progettazione e costruzione di immobili abitativi”, e che affida all’esterno la progettazione dell’immobile. Tale progettazione non può essere esclusa delle responsabilità della Organizzazione, pur essendo affidata in outsourcing.
In entrambi i casi sopra riportati, l’Organismo di Certificazione deve verificare che i criteri sopra descritti siano stati efficacemente applicati. In queste situazioni l’Organizzazione A deve dimostrare di tenere sotto controllo i processi affidati all’esterno e deve mantenere la ocumentazione
su come viene pianificato e svolto questo controllo.
Devono inoltre essere chiaramente definite la tipologia e le caratteristiche che deve avere l’Organizzazione B, affidataria, indicandone spressamente la denominazione, nonché le modalità secondo le quali le relative attività si interfacciano e si integrano con i processi della Organizzazione A. Si raccomanda fortemente che le due Organizzazioni A e B individuino, al proprio interno, i due rispettivi Responsabili del/i processo/i affidato/i in outsourcing, al fine di ottimizzare tutti gli aspetti di interfaccia.
In presenza di situazioni di outsourcing, le verifiche effettuate dagli OdC possono riguardare anche le attività svolte dai Soggetti affidatari.

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MessaggioInviato: Lun Giu 28, 2010 12:42 pm    Oggetto: Rispondi citando

quindi

Le analisi richieste per legge sono fondamentali per la tua ditta quindi sarebbe outsourcing,

Tuttavia se nello scopo di certificazione è chiaro che tali analisi non possono essere fatte internamente (a simile stregua di una taratura degli strumenti primari) allora non è outsourcing

Si potrebbe anche obiettare che essendo regolate da leggi e necessitando di laboratorio accreditato dal ministero (suppongo) non necessitano di un controllo, se non documentale, da parte dell'azienda
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Domenico
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MessaggioInviato: Lun Giu 28, 2010 3:03 pm    Oggetto: Rispondi citando

Intanto grazie per le riposte.

Provo a descrivere meglio la situazione.

La ditta opera nel settore EA28.
Lo scopo della certificazione è: Riparazione, conduzione, Gestione e Manutenzione Impianti di depurazione. La progettazione è esclusa in quanto si lavora sui documenti progettuali forniti dal cliente.

Per contratto la ditta esegue giornalmente delle operazioni di manutenzione ordinaria quali pulizia, ingrassaggio macchinari, controlli visivi stato di funzionamento dei macchinari, riparazioni etc. Tra le operazioni da eseguire giornalmente ci sono le analisi chimiche delle acque in entrata e trattamento riguardanti ad es. il ph, la concentrazione dei fanghi, l'ossigeno disciolto etc.

Le analisi sulle acque di scarico invece sono regolamentate dalla legge (richiamata nel contratto), la quale attraverso una tabella stabilisce un protocollo da rispettare.
La normativa stabilisce altresì che queste analisi devono essere effettuate da un chimico in possesso di adeguato titolo di studio e di esperienza.

A causa della mancanza dei su indicati requisiti la ditta affida al laboratorio esterno solo l'esecuzione delle analisi per i quali non è qualificata. Il laboratorio di analisi è tenuto a rilasciare i certificati redatti secondo lo schema indicato dalla legge ed è inoltre responsabile dei risultati delle stesse.

Il laboratorio di analisi è certificato 9001 2008, ha fornito il certificato e un'autocertificazione attestante che gli strumenti utilizzati sono mantenuti in efficienza, ben conservati e che non necessitano di taratura (soltanto la calibrazione che viene eseguita internamente rispettando le indicazioni fornite dal costruttore).
La ditta non esegue controlli sul laboratorio di analisi.

Questa situazione non l'ho considerata outsourcing, in quanto la ditta non potendo eseguire le analisi è stata costretta a rivolgersi ad un laboratorio qualificato.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro. Accetto di buon grado tutti i Vs. suggerimenti.
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MessaggioInviato: Lun Giu 28, 2010 3:19 pm    Oggetto: Rispondi citando

Io direi che invece è proprio outsourcing, perché è un processo che l'azienda affida totalmente all'esterno, e nel quale il laboratorio ha piena autonomia operativa (pur nel rispetto dei requisiti cogenti). Inoltre, anche se il processo non rientra esplicitamente nell'oggetto della certificazione, può essere considerato processo di supporto, per il quale, come hai detto tu, l'azienda si avvale di personale qualificato perché non ha il know-how al suo interno.
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MessaggioInviato: Lun Giu 28, 2010 3:24 pm    Oggetto: Rispondi citando

Domenico ha scritto:


Le analisi sulle acque di scarico invece sono regolamentate dalla legge (richiamata nel contratto), la quale attraverso una tabella stabilisce un protocollo da rispettare.
La normativa stabilisce altresì che queste analisi devono essere effettuate da un chimico in possesso di adeguato titolo di studio e di esperienza.

A causa della mancanza dei su indicati requisiti la ditta affida al laboratorio esterno solo l'esecuzione delle analisi per i quali non è qualificata. Il laboratorio di analisi è tenuto a rilasciare i certificati redatti secondo lo schema indicato dalla legge ed è inoltre responsabile dei risultati delle stesse.

Il laboratorio di analisi è certificato 9001 2008, ha fornito il certificato e un'autocertificazione attestante che gli strumenti utilizzati sono mantenuti in efficienza, ben conservati e che non necessitano di taratura (soltanto la calibrazione che viene eseguita internamente rispettando le indicazioni fornite dal costruttore).
La ditta non esegue controlli sul laboratorio di analisi.

il mio modesto pensiero:

1) l'analisi è fondamentale per decidere il protocollo da utilizzare, quindi non è una operazione accessoria, quindi è outsourcing

2) Sulla storia della calibrazioni e della non necessità della taratura ci andrei cauto e molto sospettoso (puoi calibrare senza tarare/ verificare la taratura?)

3) un laboratorio: perchè non ISO 17025?
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Domenico
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MessaggioInviato: Lun Giu 28, 2010 3:39 pm    Oggetto: Rispondi citando

Il laboratorio di analisi ha fornito in fotocopia la documentazione degli strumenti utilizzati, ed effettivamente c'è scritto che secondo il costruttore non sono soggetti a taratura. E' prevista la procedura di calibrazione secondo istruzioni da loro fornite.
L'esito corretto della calibrazione lo stabilische il software dello strumento attraverso una serie di misurazioni, fino a giungere all'ok.

Non sono in grado di spiegare perchè non sono certificati secondo la norma ISO 17025. Il certificato Iso che hanno fornito (della cui veridicità mi sono accertato on line) riporta il settore di accreditamento EA35.
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MessaggioInviato: Lun Giu 28, 2010 3:42 pm    Oggetto: Rispondi citando

Domenico ha scritto:
Il laboratorio di analisi ha fornito in fotocopia la documentazione degli strumenti utilizzati, ed effettivamente c'è scritto che secondo il costruttore non sono soggetti a taratura. E' prevista la procedura di calibrazione secondo istruzioni da loro fornite.
L'esito corretto della calibrazione lo stabilische il software dello strumento attraverso una serie di misurazioni, fino a giungere all'ok.


scusami ma sono curioso.
Quali prove fanno?
ammesso anche che non ci sia necessità di una taratura, il software dovrebbe a questo punto essere rivalidato annualmente a rigor di logica.

ps non ci sono termocoppie, bilance etc?
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Domenico
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MessaggioInviato: Mar Giu 29, 2010 9:55 am    Oggetto: Rispondi citando

Il laboratorio esegue analisi chimiche su campioni di acqua prelevati in uscita dall'impianto di depurazione. Lo scopo di queste analisi è sapere se l'impianto di depurazione sta funzionando bene, o al contrario se ci sono dei parametri che non rientrano tra quelli indicati nella normativa, e allora è necessario intervenire attraverso interventi di manutenzione sulle apparecchiature e/o macchinari che presentano malfunzionamenti.

Il Titolare della ditta quotidianamente effettua in cantiere alcune analisi (anche se non previste dal contratto). Utilizza propri strumenti di misura portatili quali phmetro, ossimetro, colorimetro che calibra prima dell'uso.

I risultati di ogni singola analisi vengono registrate sul rapportino di cantiere, e per legge sul quaderno di impianto.
Quando il laboratorio di analisi rilascia il certificato, il titolare esegue un confronto con i risultati delle analisi effettuate in proprio, al fine di verificare se ci possono essere discordanze nelle analisi stesse.
Posso confermare che sui prelievi mensili effettuati dal laboratorio di analisi (un totale di 8 prelievi) e i prelievi effettuati dalla ditta lo stesso giorno, il giorno prima ed il giorno dopo di ogni prelievo non ci sono differenze, anche in presenza di strumenti di misura di marche differenti.

Questo è tutto ciò che ho visto io. Non sono in grado di dire se ci sono bilance, termocoppie o quant'altro.

Dalle informazioni acquisite ho saputo che il laboratorio esegue analisi chimiche e chimico fisiche su alimenti quali vino, pane etc.

Confermo che sono stato un pò titubante anche io, per ciò che riguarda gli strumenti di misura. Parlando con il RGVI dell'OdC mi ha confermato che tra le diverse ditte nel settore che ha attestato, tutte utilizzano questa tipologia di strumenti.
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MessaggioInviato: Mar Giu 29, 2010 6:05 pm    Oggetto: Rispondi citando

ho guardato i ph-metri. E' vero che necessitano solo di calibrazione, ma:
1) le soluzioni tampone chi gliele da, che tipo di certificazione hanno?
2) esiste un criterio per cui se la calibrazione richiede una correzione maggiore di X, sono da rivedere i dati a ritroso per un tempo Y? o calibrano ogni volta?

Questi sono i dubbi che mi sono sorti non essendo nel settore
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Domenico
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MessaggioInviato: Mar Giu 29, 2010 11:28 pm    Oggetto: Rispondi citando

Dunque provo a spiegarti ciò che ho visto eseguire dal titolare della ditta il giorno della verifica ispettiva.

La calibrazione del phmetro, nello specifico.

Per mia comodità (e per evitare di scrivere fesserie) ti riporto la procedura che ho visto eseguire, seguendo le indicazioni fornite dal manuale di istruzioni:

Materiali per la calibrazione:
· sonda per la temperatura o un termometro
· soluzione tampone pH 7
· soluzione tampone pH 4 o pH 10
· 4 beckers


Procedura
· Versare in becker puliti della soluzione tampone a pH 7 (valore ottimale) in uno e a pH 4 o 10 in un altro (rispettivamente valori minimo e massimo).
Per una calibrazione particolarmente accurata, si consiglia di usare due becker per ogni soluzione tampone:
un becker viene usato per sciacquare l'elettrodo, l'altro becker viene usato per la calibrazione. In questo modo, si riduce al minimo la possibilità di inquinamento delle soluzioni tampone.
· Accendere lo strumento.
· Premere il tasto <RANGE> per visualizzare la misura in pH.
Immergere la sonda temperatura in uno dei becker contenente una delle soluzioni tampone. (In alternativa misurare con un termometro la temperatura della soluzione tampone. Visualizzare laportata temperatura mediante il tasto <RANGE> ed aggiustare il valore indicato dal display mediante i tasti appositi.)
· Immergere l'elettrodo in soluzione tampone a pH 7.01, agitare brevemente e premere il tasto <CAL>.
Sul display compare il valore del tampone a pH 7.01 compensato per la temperatura, per indicare che è stato riconosciuto, mentre il simbolo <pH> si accende in modo intermittente. Se si dovesse visualizzare il messaggio <E4> significa che si è sbagliata la soluzione di taratura per l'offset.
Dopo circa 1 minuto premere il tasto <CON> per confermare la taratura. A questo punto l'offset è tarato e compare sul display il messaggio <E5> per indicare che la soluzione in cui è ancora immerso l'elettrodo non è idonea per la taratura dello slope.
· Immergere l'elettrodo in soluzione tampone a pH 4.01 o pH 10.00
(In linea di massima, se si titola un acido occorre tarare a pH 4.01, mentre con una base è bene effettuare la taratura con tampone a pH 10.00). Il display ne indicherà il valore per segnalare che è stato riconosciuto.
· Agitare brevemente l'elettrodo, e dopo circa 1 minuto premere il tasto <CON> per confermare la calibrazione.
A questo punto la calibrazione dello strumento è terminata.


Ha poi ripetuto nuovamente la procedura, simile alla precedente nonostante uno strumento in dotazione di diversa marca.

Queste procedure vengono ripetute frequentemente, di solito una volta al mese, ma non è raro più volte al mese, anche perchè questi strumenti sono dotati di autodiagnosi e in casi limite possono smettere di funzionare.

Le soluzioni invece vengono acquistate dal produttore che ha venduto lo strumento, ma non sono in grado di dirti se hanno certificazioni al seguito.
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Domenico
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MessaggioInviato: Mer Giu 30, 2010 8:24 am    Oggetto: Rispondi citando

Per un metalmeccanico come sono io, i dubbi rimangono ovvero:

ti stai affidando alle soluzioni tampone come io mi affido ai blocchetti piano paralleli solo che io ho un certificato che mi salvaguarda sull'affidabilità del campione.

se in una calibrazione immergendo il phmetro sulla soluzione 7 trovi 6.3 cosa fai per le misurazioni già effettuate?

il tutto, in linea teorica, dovrebbe poi dipendere dalla temperatura quindi ci sarà da qualche parte una termocoppia di riferimento/misura (PT100).
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